Nomadi complici incinte: il trucco per non finire in carcere dopo il furto

Istruite da parenti e amiche più grandi, le complici delle ladre arrivano in questura con una bambina: "Avete arrestato la mia amica, ma deve allattare"

Nomadi complici incinte: il trucco per non finire in carcere dopo il furto

Nel luglio del 2018, Vava assiste all'arresto di una sua amica, borseggiatrice bosniaca, fermata a Milano. Quando la vede allontanarsi, scortata dai carabinieri, lei sa già cosa fare. E così, dopo qualche ora, si presenta in questura. È incinta e ha con sé una neonata: "Avete arrestato la mia amica-dice- è la madre di questa bambina". Entrambe appartengono alla banda di nomadi, dedita ai furti.

I poliziotti fanno accertamenti e contattano al telefono il padre della piccola, Rasid Omerovic, detto "Leone", presunto capo della banda di ladre nomadi. Chiedono all'uomo di venire a prendere la bambina, ma lui sostiene di essere in Slovenia. In realtà Omerovic si trova a Milano, secondo quanto scoperto dalla polizia, che ha rintracciato la posizione del cellulare.

A quel punto, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la complice della ladra avrebbe iniziato a sentirsi male, ma secondo il giudice quel malore sarebbe stato simulato. Lascia la neonata in questura, dichiarando di non volersi prendere la responsabilità di tenerla, e se ne va.

Poi, il mattino seguente, nonostante una condanna a 11 anni, la ladra viene scarcerata, dopo una notte passata tra la questura e il carcere di San Vittore, con sua figlia. Il motivo? "Differimento pena obbligatorio". Secondo la legge italiana, che le nomadi sembrano conoscere alla perfezione, le donne in gravidanza o con figli piccoli a carico non posso stare in carcere, a meno che non si sia verificato un caso di particolare gravità. Un principio strumentalizzato dalle borseggiatrici bosniache e dai loro mariti sfruttatori, che permettono ai nomadi di trovare un trucco per evitare di finire in galera. Proprio parlando di questa legge, Omerovic, padre della neonata e sospettato di essere il capo della banda, ha affermato, in una conversazione choc intercettata: "L'Italia è un Paese per zingari".

Dietro l'escamotage usato dalle donne c'è anche lo sfruttamento dei bambini, che vengono curati da una baby sitter: quando la complice dell'arrestata ne ha bisogno, li va a prendere e li porta in questura. Secondo quanto riporta il quotidiano, Vava avrebbe partorito due gemelli poco dopo aver salvato dal carcere l'amica.

Li aveva affidati alla stessa baby sitter da cui aveva prelevato la neonata abbandonata in questura: uno di loro è morto quando aveva solo 45 giorni, a causa di un rigurgito avuto mentre dormiva, proprio mentre era nella casa della baby sitter.

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