Ci sono due parole del documento consegnato dai grillini a Mario Draghi che dimostrano come Giuseppe Conte e i suoi siano ormai fuori dalla realtà, se non di senno: il «profondo disagio» che dicono di provare a stare nel governo. Ora, con tutta la simpatia che possono suscitare un leader dal profilo squisitamente levantino e un gruppo di mattacchioni che in questa legislatura hanno fatto tutto e il suo contrario, il vero disagio è quello dei poveretti che sono costretti a sopportarli. Addirittura a condividere lo stesso esecutivo e a coabitare nella stessa maggioranza parlamentare.
In primis il centrodestra, che avrebbe solo da guadagnarci ad andare subito al voto e che invece sta dimostrando oltre ad un grande senso di responsabilità anche una pazienza di Giobbe. Sarebbe una scelta da manuale: con i grillini scissi in due e alla canna del gas, Enrico Letta impegnato ad allargare e stringere il suo campo largo e i centristi ancora a discettare sul «centro che non c'è», Berlusconi e Salvini avrebbero tanti motivi per assecondare la Meloni che li assilla con la voglia di elezioni. Invece, entrambi sono consapevoli che portare il Paese alle urne mentre infuria una guerra, l'inflazione sale e c'è il Pnrr da registrare sarebbe da pazzi. E mordono il freno.
C'è, però, una sottile linea rossa che divide il senso di responsabilità da un altro tipo di follia: quella di assecondare troppo i pazzi. Anche questa fa male al Paese. Per stare dentro un governo di unità nazionale ci vuole serietà da parte di tutti. E siamo arrivati al limite: i penultimatum di Conte ormai sono ridicoli, stantii, sono una pagliacciata e logorano l'immagine di un'intera classe dirigente. Per non parlare delle pregiudiziali grilline: ma come si fa a bloccare un termovalorizzatore quando il Paese ha una fame smodata di energia? Appunto, cose da pazzi. Inoltre ci sono gli altri totem programmatici dei 5stelle e la richiesta reiterata di bloccare la fornitura di armi all'Ucraina, cioè di venir meno alla solidarietà verso un Paese aggredito e agli impegni con la Nato. Insomma, se uno dovesse essere costretto a dirgli un mezzo sì per fare sopravvivere il governo, allora sarebbe meglio votare subito, oggi. Anzi sarebbe stato meglio votare ieri.
Ma non basta. Perché, oltre alle mattane grilline, ci sono i rigurgiti ideologici della sinistra, la voglia di issare bandiere in vista delle elezioni. Letta minaccia di rimettere in campo lo ius soli, il ddl Zan e la liberalizzazione della cannabis in un momento in cui tutti dovrebbero riporre i loro vessilli. Beh, in quel caso il senso di responsabilità del centrodestra si trasformerebbe in puro masochismo: immaginate il combinato disposto tra reddito di cittadinanza, cioè gente a fare nulla sul divano di casa, e le canne in libertà. L'Italia diventerebbe la Giamaica del Mediterraneo. Ecco, se questa dovesse essere la prospettiva, allora meglio guardare alle urne come un atto di responsabilità verso il Paese. E, comunque, l'attuale situazione surreale già dovrebbe consigliare al Quirinale di rimettere nel cassetto l'idea di protrarre la legislatura fino a maggio del prossimo anno.
Arrivare fino a marzo sarà già un azzardo. E la fame di nomine del Pd e la voglia di ipotecare le politiche della prossima legislatura con questo governo, non può motivare un accanimento terapeutico nei confronti di una legislatura morta da un pezzo.
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