"Non siamo in situazione di panico" Locatelli smentisce gli allarmisti

Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha smentito gli allarmisti: "Per dire che il virus è fuori controllo serve altro"

"Non siamo in situazione di panico" Locatelli smentisce gli allarmisti

Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e primario del reparto di Onco-ematologia del Bambino Gesù, ha smentito gli allarmisti affermando che in questo momento l’Italia non si trova in una situazione di panico. “Che ci sia stata un’accelerazione, negli ultimi 10-15 giorni, del numero dei contagi in tutta Italia è un dato di fatto. Ma andrei cauto prima di parlare di crescita esponenziale. Non siamo in questa situazione” ha spiegato il professore ospite della trasmissione “Mezz’ora in più” in onda su Raitre.

Non siamo in una situazione di panico

Per dire che il virus è fuori controllo serve altro, sono infatti diversi i fattori che devono essere considerati prima di poter parlare di una pandemia fuori controllo. Come l’occupazione dei posti letto e il contact tracing. Locatelli ha tenuto a precisare che è giusto prestare la massima attenzione ai numeri che arrivano , ma che “non siamo in una situazione né di panico né di allarme. Degli 11mila casi registrati ieri, solo un terzo è sintomatico. Nella fase critica, a marzo, individuavamo tutti soggetti sintomatici”. Il professore ha precisato che adesso nel nostro paese ci sono quasi 700 persone ricoverate in terapia intensiva su 6.600 posti, un numero che non è comunque comparabile al momento del picco registrato a marzo e aprile.

Ha inoltre rilevato che l’Italia, rapportata agli altri Paesi europei, ha il tasso di positivi tra i più bassi d’Europa. Anche la situazione sanitaria non è paragonabile con marzo. Il pensiero europeo attuale è quello secondo cui il sistema rischia di andare fuori controllo quando c'è circa l'1% di popolazione positiva al virus. In Italia si parlerebbe quindi di 600mila persone. Come sottolineato da Locatelli però, questa “è una variabile troppo influenzata da una serie di strategie che prevengono questo scenario, i modelli matematici sono utili ma bisogna tenere in considerazione i dati che possono interferire. Ci sono poi anche dei contesti che vengono a essere influenzati dai mesi di febbraio e marzo".

Scuole e attività produttive sono la priorità

Se da una parte Locatelli pensa che gli assembramenti debbano essere tenuti sotto controllo, non crede che si debba arrivare a un coprifuoco serale per contrastare la diffusione del Covid. Anche perché, in Italia abbiamo imparato a proteggerci e abbiamo una capacità formidabile nel fare i tamponi. La crescita del numero di contagi c’è ed è bene riconoscerlo, ma non si può comunque parlare di crescita esponenziale. In Europa il virus circola, ma a differenza di marzo e aprile, l’età media adesso è di poco superiore ai 40 anni, mentre prima era oltre i 65. Locatelli ha anche parlato dell’ipotesi di chiudere le scuole e si è dimostrato assolutamente contrario, affermando che “la scuola, insieme al lavoro e alle attività produttive, è la priorità. È stato fatto uno sforzo straordinario e va tenuta aperta. Il contributo della scuola nella diffusione del virus non è assolutamente d’impatto”.

E proprio per salvaguardare scuola e attività produttive, il primario dell’ospedale Bambino Gesù spera che non si arrivi a un lockdown nazionale.

Dovremo convivere con il virus fino all’arrivo del vaccino, che il presidente del Consiglio superiore di sanità prevede per la primavera del 2021. Per dire che il virus è fuori controllo quindi serve altro, al momento l’Italia non si trova in una situazione di panico.

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