Cronache

"Non stava zitto e allora ho preso la corda" La confessione choc di Benno

La confessione di Benno è avvenuta nel corso di due interrogatori: "Ho ucciso prima papà e poi mamma. Poi ho buttato i corpi nel fiume"

"Non stava zitto e allora ho  preso la corda" La confessione choc di Benno

"Mi aveva rimproverato perché non avevo portato fuori il cane. Ho visto la corda e glielo ho stretta alla gola, volevo solo farlo stare zitto". Dichiarazioni agghiaccianti, da far accapponare la pelle. Sono i dettagli che emergono dal racconto di Benno Neumair, reo confesso del duplice omicidio dei genitori a più di due mesi dall'inizio del Giallo di Bolzano. Un giallo che, in realtà, si sarebbe risolto - almeno in parte - lo scorso 6 febbraio, in occasione del ritrovamento del cadavere di Laura Perselli nell'Adige. È in quella circostanza che il trentenne avrebbe deciso di vuotare il sacco: "Li ho uccisi io. Prima papà e poi mamma", avrebbe raccontato ai pm confermando, di fatto, le ipotesi della procura. Ipotesi che ora rischiano di tramutare in tesi, verdetti e condanne pesantissime: per Benno non c'è via di scampo. O forse sì, quella di una presunta infermità mentale che alleggerirebbe la sua posizione processuale. Ma di certo non la coscienza né la narrazione di una tragica vicenda familiare.

"Li ho uccisi a casa e poi ho buttato i corpi nel fiume"

Non ci sono margini di errore nella ricostruzione della procura. Il duplice omicidio si è risolto all'interno della villetta "Liberty" al civico 22 di via Castel Roncolo, nel pomeriggio di lunedì 4 gennaio, tra le ore 16 e le 20. Lo ha confermato Benno in una confessione lampo avvenuta agli inizi di febbraio dopo che, per più di un mese, si era avvalso della facoltà di rispondere: "Sì, è vero, li ho uccisi io", avrebbe detto senza mostrare alcun segno di ravvedimento. Poi i dettagli nell'interrogatorio successivo, avvenuto qualche giorno fa, quando probabilmente si è reso conto che non era rimasto neanche un lembo di "fantaverità" a cui aggrapparsi. "Ho ripulito la casa subito dopo aver gettato via i corpi nel fiume", spiega. Ma per cancellare ogni traccia di sangue, e dell'orrore di cui si era macchiato in modo indelebile, ha usato l'acqua ossigenata: "Volevo pulire meglio, volevo essere sicuro".

"Ho ucciso prima papà. Mamma aveva ancora il cappotto quando l'ho strangolata"

Un duplice omicidio che si è consumato in tempi diversi e, verosimilmente, in un arco temporale ridotto. "Ho ucciso prima papà. - racconta Benno a mente fredda - Avevamo litigato per i soliti motivi. Io volevo finirla lì ma lui ha continuato...". A quel punto, gli capita sotto mano una corda, una di quelle che era solito utilizzare per le arrampicate in alta quota: si accende la furia omicida. "L'ho presa e gliela ho stretta al collo. - dice - L'ho fatto per farlo stare zitto". Pochi minuti più tardi è il turno di Laura Perselli. Le avrebbe teso un agguato, sull'uscio di casa: "Mia madre è arrivata che era appena successo. - racconta - Non le ho dato nenache il tempo di togliersi il cappotto e quando è entrata ho strangolato anche lei". Ha usato "un cordino" che poi ha gettato in un cassonetto dell'immondizia con anche il telefonino della donna: "non quella sera", precisa. Dopodiché ha caricato i corpi nel bagagliaio della Volvo di famiglia e si è diretto verso Ischia Frizzi. Ha spento l'auto per qualche minuto, sul ponte di Vadena, proprio laddove sono state trovate tracce del sangue di Peter: "Ho preso i corpi e li ho buttati nel fiume", conclude. Durante le 3 ore di interrogatorio Benno non vacilla né si ravvede per qualche istante.

"Litigavamo sempre"

Il delitto sarebbe maturato nel contesto di una relazione familiare conflittuale. O, almeno, è questa la motivazione addotta dal trentenne a sostegno della sua versione. "Io e papà litigavamo sempre - racconta - Quel pomeriggio, si era arrabbiato perché non avevo portato fuori il cane per la passeggiata". Ma padre e figlio, come ben ricorda un articolo de La Stampa, erano ai ferri corti già da tempo. "Diceva (Peter ndr) che non contribuivo alle spese di casa - spiega il trentenne - e che spendevo tutto in testosterone". Quanto basta per dare seguito alla strage? Ora la partita di Benno si gioca sul labile confine tra "delitto d'impeto" e "premeditazione": l'ergastolo sembra inevitabile. Ma una perizia psichiatrica potrebbe rimescolare le carte concedendo al giovane un appiglio per schivare la pena massima del reato di duplice omicidio e occultamento di cadavere.

La chiave di volta è tutta lì, in quella zona buia della mente dove la pazzia si confonde con lucida follia. Benno è incapace di intendere e volere?

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