Cronache

Nuove vie diagnostiche per i malati di psoriasi

Lo stigma duro da abbattere. Poi la paura dell'evoluzione della malattia e la vergogna per i segni sul corpo. Ma non solo. Chi soffre di psoriasi (in Italia circa 2milioni di persone), si trova a fare i conti anche con un percorso diagnostico complesso che, in 7 casi su 10, porta a migrare da uno specialista ad un altro, per ottenere una diagnosi corretta. Lo sottolinea l'indagine Censis, presentata di recente a Roma e che ha coinvolto 300 pazienti affetti da psoriasi, 56 dermatologi dei Centri italiani per il trattamento della malattia psoriasica e 21 farmacisti ospedalieri. Un invito soprattutto a muoversi, sulla linea di una diagnosi tempestiva.

Evidenze scientifiche hanno infatti confermato che, la psoriasi moderata-grave, è un fattore di rischio indipendente, metabolico e cardiovascolare. E si è visto che, curare bene la patologia nella forma moderata-grave, se ne riduce il rischio. «La situazione delle persone affette da psoriasi, appare contrassegnata da una molteplicità di problematiche che spaziano dalla dimensione strettamente medica a quella psicologica e sociale, su cui impattano anche le scelte organizzative, relative ai servizi sanitari», commenta Ketty Vaccaro, responsabile settore Salute e Welfare del Censis. «L'obiettivo centrale dello studio, è stato analizzare questa condizione, a partire dalla rilevazione delle opinioni dei diretti interessati (pazienti e professionisti sanitari), per contribuire, attraverso una presa di coscienza collettiva, a raggiungere l'obiettivo strategico di garantire una risposta sanitaria sempre più efficace». Su questa base è nato un Tavolo multidisciplinare sulla psoriasi, formato da società scientifiche e associazioni di pazienti, con il contributo di Novartis. Il gruppo di esperti ha prodotto un documento che fornisce indicazioni sulle azioni da intraprendere, per migliorare il modello assistenziale.

«Oggi la ricerca scientifica ha fatto enormi passi avanti e le nuove terapie biotecnologiche sono in grado di ottenere risultati eccezionali in termini di efficacia e qualità della vita dei pazienti , laddove il percorso diagnostico-terapeutico sia corretto ed appropriato», afferma Giampiero Girolomoni, presidente Sidemast.

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