È possibile che l’offensiva russa contro l’Ucraina possa fermarsi presto. E lo stop a bombardamenti ed avanzata sul suolo non sarà legato a motivi umanitari quanto a questioni puramente strategico-militari. Di questo si è detto convinto l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, colui che ha partecipato come responsabile della campagna aerea ai raid contro i talebani nel 2001 ed è stato al vertice delle forze speciali impegnate nella lotta all'Isis.
L’ammiraglio, che dallo scorso novembre è a capo di tutte le forze armate, parlando con Repubblica ha evidenziato come l’esercito russo abbia commesso un doppio errore che pregiudica il raggiungimento degli obiettivi che ha in mente Putin. Innanzitutto c’è stato una sopravvalutazione della propria forza. Allo stesso tempo hanno sottovalutato quella degli ucraini. "Per questo credo e spero che l'offensiva si fermerà presto", ha spiegato Cavo Dragone.
Quest’ultimo, però, ha ammesso di essere sorpreso dallo scoppio della guerra. "Mai mi sarei aspettato un conflitto tra Paesi che sono geograficamente parte dell'Europa", ha affermato l’ammiraglio che ha evidenziato come un po’ tutti ormai eravamo abituati a vedere "i nostri militari partire per missioni in teatri lontani, ora invece si stanno schierando in Polonia e in Romania". Gli echi della guerra si sentono vicini e questo, inevitabilmente, genera apprensione nei cittadini.
C’è un aspetto importante che Cavo Dragone ha voluto evidenziare: il grande cambiamento degli scenari. Negli ultimi venti anni ci si è misurati con una guerra asimmetrica: in pratica non c’è stato un confronto tra eserciti nemici bensì uno scontro alimentato dai terroristi che portavano a segno attacchi improvvisi nelle città in tempo di pace. Basti pensare alle azioni compiute in Europa dagli uomini legati all'Isis. Un quadro che "non scomparirà perché dovremo continuare a fare i conti con il terrorismo".
La guerra scoppiata tra Russia ed Ucraina, secondo l’ammiraglio, è un conflitto di tipo nuovo "in cui le armi convenzionali sono accompagnate da strumenti innovativi come incursioni cyber". In pratica, ora oltre a bombe, missili e proiettili bisogna stare attenti a difendersi anche dai virus informatici. Non un problema di poco conto.
Oggi bisogna difendere le reti telematiche dagli attacchi hacker. "Per questo occorre mettere a sistema ancora di più le capacità delle forze armate. Il ministro Lorenzo Guerini ci ha già dato linee guida chiare e valide: vuole uno strumento integrato come passo intermedio per arrivare a operazioni multidominio", ha evidenziato ancora Cavo Dragone. Per creare questa sinergia occorre una collaborazione tra tutti i corpi delle Forze armate. Un primo passo significativo in questa direzione, rimarca l’ammiraglio, lo si può individuare nella gestione degli aerei F35B, i mezzi più moderni, e della forza da sbarco.
In altre parole, per Cavo Dragone è fondamentale sfruttare in maniera flessibile la potenzialità offerta da questi mezzi che possono decollare "su piste cortissime e atterrare verticalmente". In temrini molto semplici significa che possono essere usati con maggiore facilità. "Questo significa- ha aggiunto l'ammiraglio- usarli sulle portaerei ma anche su piccole basi avanzate austere”.
Cavo Dragone ha ricordato che disporremo di un numero limitato di aerei: "Gli F35 dovevano essere 131, poi sono stati ridotti a 90. E solo 30 saranno della versione a decollo corto: 15 della Marina e 15 dell'Aeronautica". Tali numeri evidenziano come sia necessario mettere a fattore questi 30 velivoli perché “insieme possono esprimere una deterrenza significativa". Ma chi guiderà le future ed ipotetiche operazioni? Su questo l’ammiraglio è chiaro: se i mezzi saranno basati a terra "ci sarà un ufficiale dell'Aeronautica a guidare le operazioni, sulla nave uno della Marina". L'importante ha spiegato Cavo Dragone, è che tutti siano pronti "per ogni scenario". Del resto il conflitto tra Russia ed Ucraina insegna che nulla può essere lasciato al caso, specialmente se si tratta di una guerra.
In questo periodo si sta parlando, inoltre, anche di "forza di proiezione dal mare". L’ipotesi è che se si seguirà questa strada possano nascere i marines italiani. Ma l’ammiraglio è cauto. Quest’ultimo ha, infatti, sottolineato che le nostre unità come i lagunari dell'Esercito e la brigata San Marco della Marina "sono al top". Quello a cui si sta lavorando "è una catena di comando snella ed esercitazioni comuni per farli agire insieme. Così ci saranno 1.500, forse 1.700 militari pronti a intervenire rapidamente dal mare".
Ma vi è anche un altro punto su cui si potrebbe iniziare a discutere. L’ammiraglio ha ipotizzato di armare i nuovi sottomarini con missili cruise. Secondo Cavo Dragone quanto accaduto in Ucraina è una conferma della sua tesi. Il motivo è semplice. Avere un mezzo subacqueo di cui il nemico non conosce la posizione ma che può colpire bersagli di alto valore strategico "ha un peso di deterrenza in una crisi, in un confronto o in una negoziazione”.
Nella guerra tra Russia ed Ucraina sono tornati protagonisti i carri armati. Anche se l’avanzata delle forze russe va molto più a rilento rispetto al previsto, questi mezzi possono giocare un ruolo fondamentale nel conflitto. Attaccare e cingere d’assedio con carri armati una grande città, magari come si ipotizza possa accadere con Kiev, può risultare una mossa vincente, almeno sul piano strettamente militare.
L'Italia oggi ha meno di 200 vecchi Ariete. Possibile che nel prossimo futuro ci possa essere un cambio di rotta anche su questo fronte. L’ammiraglio ha annunciato di aver parlato con il capo di Stato maggiore dell'Esercito ancor prima dello scoppio della guerra: "Abbiamo deciso di aggiornare un certo numero di Ariete ma individuare un nuovo carro armato è in cima alla lista delle priorità".
Ma quello relativo ai carri armati potrebbe non essere l’unico elemento ad aumentare. Perché nel 2019, quindi prima della pandemia di Covid-19, i vertici delle forze armate avevano chiesto un incremento degli organici per affrontare i nuovi scenari di crisi mondiale. Poi c’è stato l’arrivo del virus. Eppure proprio il nemico invisibile ha mostrato quanto possano essere utili i militari all’Italia. "Il ministro Guerini da subito ha recepito questa necessità e c'è stato il coinvolgimento parlamentare: il virus e la guerra indicano il bisogno di avere più militari in servizio", ha affermato l’ammiraglio rimarcando che tutto dovrà essere fatto "confrontando le nostre esigenze con quelle complessive del Paese".
La guerra potrebbe modificare gli equilibri geo-politici in Europa. Una situazione particolarmente difficile su cui si dovrà ragionare. Per l’ammiraglio la "nuova postura che i Paesi della Nato dovranno assumere sarà duratura nel tempo" anche perché questo "drammatico shock servirà ad accelerare il processo di genesi della Difesa Europea". Un organo che, ha spiegato Cavo Dragone, dovrà essere complementare alla Nato ma che alla luce delle vicende attuali diventa "indispensabile".
Ma questa non è l’unica lezione che insegna il conflitto. Perché vi è anche quella della cyber-security.
Un altro elemento, questo, che ha avuto nelle fasi preparatorie e nella condotta delle operazioni militari russe un ruolo cruciale. "In questo settore la Difesa non può che avere un ruolo di centralità assoluta", ha concluso l’ammiraglio.
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