Coronavirus

Oggi, ore 11: l'Italia si desta e canta l'Inno

Dunque oggi, alle 11, proprio stamattina, ogni emittente radiofonica italiana trasmetterà in contemporanea l'Inno d'Italia.

Oggi, ore 11: l'Italia si desta e canta l'Inno

Tutte insieme. Nello stesso momento. Forse la trasmissione contemporanea di tutte le radio italiane sarebbe stata il sogno di Guglielmo Marconi quando ha «inventato» questo aggeggio che oltre un secolo dopo è più attuale che mai. Dunque oggi, alle 11, proprio stamattina, ogni emittente radiofonica italiana trasmetterà in contemporanea l'Inno d'Italia. Dalle radio della Rai fino ai network nazionali per finire con le radio locali (quelle aderenti all'Associazione Aeranti Corallo e all'Associazione Radio Locali Frt - Confindustria Radio). Un panorama radiofonico praticamente completo. Da RadioRai1 a Rtl 102.5, da Virgin a 105, da Deejay a Kiss Kiss a Monte Carlo a Radio 24 fino a Radio Italia e a tutte le altre. Non era mai successo prima. E una iniziativa del genere non solo testimonia la gravità del momento, l'angoscia diffusa che l'epidemia di Coronavirus ci obbliga a vivere ogni giorno. Ma conferma anche l'agilità dello strumento radiofonico nell'adattarsi alle esigenze della cronaca e dell'attualità.

Messe da parte tutte le velleità concorrenziali e ogni eventuale dissapore, l'intero blocco radiofonico italiano prova a fare ciò che un media dovrebbe fare in questi momenti: raccogliere la propria gente, darle coraggio, infondere e stimolare un sentimento e una fiducia che in questa fase sembrano legittimamente pericolanti. E in più esalta qualcosa che da tanto tempo è considerato «out», fuori moda, forse anche politicamente imbarazzante: il patriottismo. L'orgoglio di essere parte di una comunità e di chiudersi a riccio per proteggerla. Non a caso, mentre risuonerà l'inno, ogni emittente ha invitato il proprio pubblico a sventolare il Tricolore o qualsiasi altro oggetto che rappresenti l'italianità. Ecco, quello che va in radio stamattina alle 11 (e che magari sarà ripetuto nei prossimi giorni, chissà) è la celebrazione commossa di un popolo che sta attraversando una delle crisi più brutte e spaventose mai attraversate. Tanti dicono che «è come una guerra». I vecchi, quelli che l'hanno fatta, sono scettici. Ma, senza dubbio, l'effetto così improvviso e alienante e doloroso del Coronavirus può essere paragonato a quello di un conflitto armato, sanguinoso e spietato. Ed è giusto, persino commovente, che tutte le radio, sempre così distanti tra loro per programmazioni e pubblico, abbiano deciso di unificarsi per la prima volta trasmettendo proprio l'inno del nostro Paese. Al di là degli ascolti, conta l'effetto che fa, il sentimento di condivisione che trasmette. Non a caso, dopo l'Inno, saranno trasmesse nell'ordine Azzurro, La Canzone del Sole e Nel Blu Dipinto di Blu. Tre brani che valgono come un inno, che rappresentano tante generazioni e sono senza dubbio da considerare capolavori non solo musicali ma anche nazionali. Nel Blu Dipinto di Blu (Volare) è stato il brano che ha celebrato la rinascita dell'italianità dopo la guerra. Azzurro quello che l'ha accompagnata a vivere il primo vero benessere dopo tanti decenni e prima della crisi sessantottina. E La Canzone del Sole quella che ha traghettato i ragazzi degli anni Sessanta fino agli anni Novanta facendosi suonare dovunque, sulle spiagge o nelle feste o nelle celebrazioni di paese. Modugno, Paolo Conte/Celentano e Battisti/Mogol. In pratica sono il riassunto del nostro costume, sono scintille che sanno accendere non soltanto il patriottismo ma pure il bisogno di essere parte della stessa comunità a prescindere dalle idee politiche o esistenziali. «La radio per l'Italia» è qualcosa che va oltre le bagattelle cui siamo abituati, gli scontri televisivi o politici, le faziosità estreme nelle quali spesso ci accartocciamo. È semplicemente una risposta simbolica a un momento di straordinaria e inattesa difficoltà. Un modo di sentirsi parte della stessa realtà pur essendo separati e a distanza. Non a caso, proprio dopo la messa in onda congiunta, 70 navi della Marina Militare, in sette basi navali, per un totale di 5.212 uomini e donne di equipaggio, suoneranno le sirene di bordo contemporaneamente. Insomma, una iniziativa unica. Di certo qualcuno obietterà che c'è un filo di retorica di troppo e che queste iniziative in realtà non servono a nulla. Può essere. Ma intanto è un importante segnale di coesione. E poi la dimostrazione che, nel momento del bisogno (quello vero), i simboli della propria collettività diventano i collanti indispensabili per affrontare la crisi. In fondo «La radio per l'Italia» durerà soltanto pochi minuti.

Ma ha un significato simbolico che va molto più lontano e che, oggi, ha senz'altro la forza di riaccendere per qualche minuto gli animi incurvati dalla paura.

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