Cronache

La guerra delle statue (femminili) si conclude con una vittoria di Pirro

Approvata dalla maggioranza di centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle la mozione che impegna il comune di Padova a posizionare una statua dedicata a Elena Cornaro

La guerra delle statue (femminili) si conclude con una vittoria di Pirro

La "guerra delle statue" a Prato della Valle, Padova, si conclude con la classica vittoria di Pirro. La mozione che ha fatto il giro del mondo, anche sulla stampa straniera, presentata da due consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra, Margherita Colonnello (Pd) e Simone Pillitteri (lista civica), ha ottenuto il via libera del civico consesso ma non prima do essere stata modificata ed emendata. Nella mozione originale, infatti, si chiedeva che una scultura dedicata a Elena Cornaro Piscopia venisse installata su uno dei due basamenti vuoti, interni al ponte settentrionale di Prato della Valle. La proposta aveva diviso e fatto discutere e diviso la città per settimane, trovando l'appoggio, fra gli altri, di Daniela Mapelli, prima rettrice donna dell'Università, e del soprintendente ad archeologia, belle arti e paesaggio, Fabrizio Magani. Contrario invece Carlo Fumian, docente universitario di Storia contemporanea, secondo cui "fare la storia con la toponomastica e lo spostar monumenti come fossero Lego è un gioco pericoloso e poco intelligente".

Sì alla statua dedicata a Elena Cornaro (ma non a Prato della Valle)

La piazza, grande spazio monumentale caratterizzato da un'isola verde centrale, chiamata Isola Memmia, in onore del podestà Andrea Memmo che commissionò i lavori, è circondata da un canale ornato da un doppio basamento di statue numerate di celebri personaggi del passato che secondo il progetto originario dovevano essere 88: oggi ne possiamo ammirare 78. Esse rappresentano i più illustri figli della città, padovani di nascita o d'adozione, fra cui Antenore, Torquato Tasso, Pietro D'Abano, Andrea Mantegna, Ludovico Ariosto, Francesco Petrarca, Galileo Galilei, Giovanni Dondi dell'Orologio, Antonio Canova e Antenore, che, secondo il mito, fu il fondatore di Padova. Il problema è che secondo la sinistra all'appello mancava la statua di una donna, che ora verrà sì installata ma non sui basamenti vuoti come inizialmente richiesto bensì in un altro luogo da individuare, a Prato della Valle o nel cento cittadino. Favorevoli alla mozione il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle, mentre il centrodestra si è astenuto. Margherita Colonnello (Pd) ha parlato in consiglio comunale di "una possibilità importante che si apre per Prato della Valle" mentre Simone Pillitteri di "un sogno divenuto realtà e di una nuova pagina di Storia che è stata scritta". Sull'operazione, tuttavia, pesavano molti dubbi, che alla fine sono emersi: cosa accadrebbe se si volesse modificare tutti i monumenti che, visti con gli occhi di oggi, apparirebbero "maschilisti" o non adeguati alla contemporaneità? Probabilmente bisognerebbe passare in rassegna buona parte dei monumenti presenti in Italia. Aveva davvero senso? E poi: anche i due piedistalli vuoti hanno la loro storia, e va rispettata.

Mozione emendata, la statua verrà collocata altrove

Come riportato da Padova Oggi, la mozione del centrosinistra è stata infatti emendata e poi approvata. "Nel caso in cui non fosse possibile utilizzare i due piedistalli vuoti presenti in Prato, per motivi storici e di tutela, si trovi - in Prato della Valle o nel centro cittadino - un luogo dove poter ospitare nuove statue di donna" si legge nella mozione approvata dopo gli emendamenti. Un cambiamento fondamentale rispetto al documento originale. L'assessore alla cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, ha di fatto escluso che la statua verrà posizionata a Prato della Valle: "I due piedistalli rimarranno vuoti, perché in realtà sono pieni di storia. Abbiamo tanti nuovi luoghi che stanno nascendo a Padova, come piazzale Boschetti, dove dedicare uno spazio ad una nuova statua - sostiene Colasio - .Dire che Padova non dà ruolo alle donne è una stupidità. Bilanceremo il peso della storia, ma lo faremo nel corso dei decenni. Prato della Valle ha una sua identità compiuta, quindi valuteremo in Prato della Valle o da qualche altra parte la possibilità di inserire un'opera contemporanea". Quella adottata dal consiglio comunale di Padova sembra essere dunque la classica soluzione che cerca di accontentare i due fronti che in queste settimane si sono fronteggiati. Rimane però un dato di fatto: le 78 statue di Prato della Valle rimarranno così come la storia ce le ha consegnate, senza "aggiunte" dell'ultima ora.

Per una volta vince il buon senso.

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