Cronache

Papa Francesco e la "guerra" vaticana sulla comunicazione

La riforma vaticana della comunicazione prosegue, ma le scelte operate da Papa Francesco stanno dividendo il fronte dei comunicatori

Papa Francesco e la "guerra" vaticana sulla comunicazione

Papa Francesco ha deciso di rivoluzionare parte della comunicazione vaticana.

Le nomine di Andrea Tornielli e Andrea Monda stanno lì a dimostrare che qualcosa, mediaticamente parlando, sarebbe potuta andare meglio. Sia Tornielli sia Monda potrebbero essere chiamati a rendere meno divisivo un pontificato che, soprattutto dal punto di vista dottrinale, sembra non aver contribuito troppo all'unità della Chiesa cattolica. Qualcuno, per citare un caso, ricorderà quanto accaduto attorno alla "lettera tagliata" del papa emerito. Le faide tra "conservatori" e "progressisti" hanno smesso di fare notizia. Forse, però, questo è accaduto perché sono divenute un fatto consueto.

Il primo comunicatore è stato posizionato in un ruolo chiave: direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione, quello per cui Bergoglio ha scelto il laico Paolo Ruffini. Al secondo, invece, toccherà rilanciare l'Osservatore Romano. Fin qui, niente di troppo rilevante: ogni Papa è solito selezionare le persone che ritiene più adatte per gli incarichi di cui può disporre. Il fatto, sostiene il quotidiano La Verità, è che in atto c'è una vera e propria "guerra". La battaglia, questo è un particolare curioso, coinvolge solo comunicatori bergogliani. Gli altri, quelli che sono soliti criticare il pontefice argentino, fanno da spettatori e anzi, sembrano quasi divertiti da quello che sta accadendo.

Il quotidiano citato ritiene che Giovanni Maria Vian, ex direttore dell'Osservatore, non avesse consapevolezza che sarebbe stato rimosso dal suo ruolo di direttore. Ecco perché Papa Francesco avrebbe poi deciso di rendere pubblica la lettera attraverso cui lo ha ringraziato di quanto fatto in questi anni. Dall'altra parte del fiume ci sono i cosiddetti "ratzingeriani": quelli che avevano un ruolo sotto il pontificato di Benedetto XVI e che ora, dicono i ben informati, "non contano più nulla". Questi comunicatori sono quelli che adesso utilizzano un punto di vista esterno alla diatriba comunicativa vaticana. I tradizionalisti, come vengono chiamati da quelli che puntano a ridurne la sfera d'influenza, non hanno smesso di attaccare. Il professore Francesco Agnoli, per esempio, ha bocciato la nomina di Tornielli su Facebook, scrivendo che la scelta operata dal Papa: "...farà altro male alla Chiesa, in un momento di continui scandali (mai stati così tanti cardinali importanti sotto processo, o addirittura costretti a farsi da parte come McCarrick e Wuerl!) e di grande confusione. Non dovrebbe essere il tempo dei furbi ma dei retti, se si vuole invertire la rotta".

Il fronte dei comunicatori legati alla Santa Sede sarebbe insomma diviso in tre correnti: i bergogliani, i bergogliani doc, cui il Papa ha deciso di consegnare le chiavi della comunicazione vaticana, e i cattolici - conservatori, ben rappresentati da chi ha sostenuto, all'epoca, le rimostranze dei cardinali dei dubia. Tornielli e Monda, invece, sarebbero stati ratzingeriani prima e bergogliani ora. Papisti in ogni caso, quindi. Un fattore che non sembra essere stato accettato da coloro che sono stati messi da parte perché considerati, appunto, troppo "tradizionalisti". I bergogliani doc ritengono che non si possa parlare di discontinuità tra Benedetto XVI e Francesco.

I "tradizionalisti", che sono di tutt'altra opinione, non sembrerebbero avere troppi problemi ad associare i nuovi nominati con delle bandieruole sempre pronte a cambiare posizione.

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