Parla la maestra del carcere: "Amri era un ragazzo schivo. Con il suo sorriso illuminava il buio della cella"

La maestra d'italiano che aveva conosciuto Anis Amri in carcere appare sconvolta ai microfoni di Siciliainformazioni.com e confessa che non si sarebbe mai immaginata un comportamento del genere da quel ragazzo così "chiuso ed introverso"

Parla la maestra del carcere: "Amri era un ragazzo schivo. Con il suo sorriso illuminava il buio della cella"

"Il suo volto era di una bellezza straordinaria e aveva un sorriso che riusciva ad illuminare tutto il buio che un posto come il carcere emana". Sono queste le parole che una maestra del carcere di Enna usa per descrivere Anis Amri, l'attentatore di Berlino ucciso questa mattina a Sesto San Giovanni. La docente d'italiano, in una intervista esclusiva a Siciliainformazioni.com., dice di aver riconosciuto subito quel viso e ora si dice sconvolta. "Era un ragazzo schivo - si legge sul sito - ma nulla faceva pensare che fosse un estremista anzi sembrava un moderato come i suoi concittadini tunisini".

"Ho conosciuto la sua vulnerabilità e la sua debolezza - continua la maestra -. Aveva appena vent'anni quell'Anis Amri, oggi su tutti i giornali, e ho cercato di coinvolgerlo, con scarsi risultati, in un progetto teatrale si dice che il recitare è catartico". A fatica la maestra riesce a pronunciare queste parole, a fatica riesce a credere che l'Anis Amri che ha conosciuto lui è un terrorista che ha ucciso 12 persone e probabilmente stava escogitando qualcos'altro.

Il tunisino è arrivato in Italia nel settembre del 2011 sbarcando a Lampedusa. Subito è stato trasferito al centro di accoglienza per minori non accompagnati di Belpasso, dove ha appiccato un rogo nella stessa struttura. Condannato, è stato detenuto prima a Palermo e poi a Enna, nell'anno 2012/13. Nel 2015 il trasferimento in Germania. Spesso in tuta, qualche volta in jeans, era un ragazzo sportivo, impulsivo che si sfogava dando calci a un pallone. Il suo unico hobby in carcere era il calcio e passava la sua ora di libertà in cortile tra una partita e l'altra, se non lo facevano giocare si arrabbiava parecchio.

"Era molto intelligente - continua - di quell'intelligenza viva e pronta, ma molto chiuso e introverso. Non si apriva molto però un giorno mi disse che mi voleva bene.

Io ci sto male perché i miei insegnamenti, il mio esempio seppur per un breve periodo sono stati un fallimento e oggi mi chiedo se ci siano sfuggiti dei segnali che quel ragazzo ci mandava, segnali che noi non siamo stati in grado di cogliere e mi rendo conto di non aver fatto abbastanza".

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