Il pasticcio illiberale

Con la nascita delle unioni civili si affaccia l'ipotesi di un conseguente riconoscimento di fatto e giuridico anche della bigamia per chi è già sposato con un soggetto di sesso diverso

Il pasticcio illiberale

Con la nascita della figura giuridica delle unioni civili cioè la legalizzazione di matrimoni anche fra coppie dello stesso sesso si affaccia l'ipotesi di un conseguente riconoscimento di fatto e giuridico anche della bigamia per chi è già sposato con un soggetto di sesso diverso. Una situazione fino ad oggi non prevista e, anzi, condannata dal nostro ordinamento giuridico. È questo un esempio di come l'eccesso di legislazione, mentre pare risolvere un problema, finisca invece col crearne altri.

È provato che l'eccesso di legislazione è una peculiarità dei regimi illiberali e totalitari, i quali pretendono sempre di regolamentare tutto in modo da consentire alla sfera pubblica di intervenire anche nei processi spontanei propri della società civile. Già l'unione fra coppie dello stesso sesso rappresenta una anomalia, innanzi tutto per la cultura cattolica da noi dominante. Figuriamoci come verrebbe percepita la legalizzazione della bigamia. È un dato sul quale il governo Renzi, perennemente alla ricerca di consenso tramite soluzioni legislative demagogiche, rischia grosso. Il nostro è pur sempre un Paese di consuetudini cattoliche e questo governo che ricorre volentieri al voto di fiducia sulle leggi per le quali teme di finire in minoranza dovrebbe rifletterci. La cosiddetta riforma costituzionale e la stessa legge elettorale - che conferisce la maggioranza assoluta a chi vince le elezioni è un pericoloso precedente.

È evidente che le leggi sono, in una democrazia liberale, la conseguenza di processi spontanei della società civile che si concretano. Il problema nato con la Rivoluzione francese - sta tutto nel non imporre una legislazione che rifletta considerazioni razionalistiche rispetto all'evoluzione spontanea e volontaria di costumi e abitudini. Il rischio è imporre comportamenti che non riflettano l'evoluzione culturale e sociale del Paese.

Renzi viene da un movimento cattolico con una personale vena di autoritarismo che male si concilia col carattere compromissorio del nostro sistema politico. Sta bene che il governo non si lasci vincolare dalle procedure spesso dispersive del Parlamento, secondo una tradizione che risale alla Prima Repubblica e che l'opinione pubblica male sopporta. Ma non bisogna neppure esagerare. Un eccesso di decisionismo minaccia di trasformare lo Stato in un sistema autoritario senza quei pesi e contrappesi delle democrazie liberali. È una tentazione, questa, nella quale cade spesso e volentieri il presidente del Consiglio, apparendo più autoritario di quanto poi non sia. Una regolatina se la dovrebbe dare, prima che qualcuno sollevi il problema e ne faccia una questione istituzionale.

Personalmente considero già anomala la riforma costituzionale di Renzi.

La considero un pericoloso precedente che minaccia di conferire un carattere autoritario all'ordinamento e al governo che uscirà dalle elezioni. È un errore cui la frenesia decisionista, tendenzialmente autoritaria del premier, ha contribuito non poco. Sarebbe un grave errore, e persino un pericolo, insistere su tale linea.

piero.ostellino@il giornale.it

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