Cronache

I pastori nel 2022: donne e giovani tra modernità e tradizione

Ai piedi del Gran Sasso, in Abruzzo, vivono alcune donne pastore che mantengono in vita la transumanza dei loro nonni, considerata dall'Unesco "patrimonio dell'umanità"

Fare il pastore nel 2022, donne e giovani tra modernità e tradizione Esclusiva

Donne pastore di nuova generazione tra le poche rimaste, sono Emma, Grazia e Anna: 29, 25 e 23 anni, tre sorelle che sono sui pascoli dell’Abruzzo da 15. Hanno seguito le orme dei loro genitori, papà Francesco e mamma Emanuela, unendo alle antiche tradizioni della pastorizia la modernità della loro generazione. Così hanno conservato la transumanza che prima di loro hanno praticato i nonni e nello stesso tempo hanno aperto un agriturismo dove i turisti possono assaggiare i prodotti del caseificio di loro proprietà.

Si dividono i ruoli le tre sorelle, anche se ognuna ha imparato a fare tutto ed essere perfettamente intercambiabile. Emma, la maggiore, è dedita per lo più al gregge e alla lavorazione di prodotti caseari, Grazia e Anna si dedicano all'agriturismo che si trova alle pendici del Gran Sasso, nella località Prati di Tivo, stazione sciistica nel territorio del comune di Pietracamela. Uno dei borghi più belli e suggestivi del teramano, un pugno di case arroccato sul fianco orientale della montagna, dove arrivando si fa un tuffo nel passato. Qui vive tutta la famiglia, che d’estate si sposta in pochi minuti di auto a Prati di Tivo, così mentre Grazia e Anna lavorano nell’agriturismo, Emma porta in cima le pecore. Quando c’è chi la sostituisce (suo padre o una delle sorelle), si occupa della produzione di formaggi nel caseificio che si trova invece a Teramo, mezz’ora di strada da Pietracamela.

Da qui poi Emma viaggia per l’hinterland sino al L’Aquila, una sessantina di chilometri di autostrada, per la vendita dei prodotti caseari nei vari mercati. Come dicono le ragazze quello della vendita è il momento in cui si crea quel rapporto umano che manca quando si sta per ore sui pascoli, una riconciliazione con la comunità per Grazia, una giostra fatta di chiasso, urla, colori e profumi per Anna, che ne parla con l’entusiasmo di una bambina. Per Emma è il momento che compensa le lunghe giornate passate da sola con le pecore e i propri pensieri, in una dimensione quasi surreale che resituisce all'opinione pubblica l’idea del pastore come di una figura anacronistica, dall’animo rude. Un preconcetto che lascia gli occhi lucidi a mamma Emanuela, che fa intendere come invece il pastore, proprio perché abituato a pensare molto, sia invece una persona profonda, con un'importanza non di poco conto nell'economia di una comunità. Il preconcetto però resiste e purtroppo c’è sempre stato, come ci dice Emma.

Quasi trentenne è saggia come una donna anziana, con un mestiere iniziato quando aveva 14 anni seguendo a piedi le pecore dai prati del Gran Sasso alle pianure costiere di Giulianova durante l’autunno, prima che arrivi il freddo rigido della montagna. Con lei anche le sue sorelle che in primavera, quando sta per arrivare il gran caldo, dalla costa si spostano verso i monti, dove l’aria è più fresca, l’erba è verde e gli ovini, un centinaio a testa, stanno meglio. Tutto ruota attorno al bestiame, con ritmi scanditi dalla natura e dalle stagioni, una vita d'altri tempi nonostante la giovane età delle tre donne, detentrici di un patrimonio dell'umanità qual è considerata dall'Unesco la transumanza. Quella che fanno Emma, Grazia e Anna “è la transumanza verticale", ci spiega Emanuela, la mamma delle tre ragazze e presidentessa della Coldiretti di Teramo.

Nel tempo la transumanza è cambiata, passando da quella orizzontale da una regione all’altra, che costringeva il pastore a una vita nomade e lontano da casa per mesi, a quella verticale nello stesso territorio, che consente di pascolare le pecore, rientrando però a casa alla fine della giornata.

Non a caso Emanuela e suo marito Francesco hanno scelto Teramo come punto di appoggio durante la transumanza, perché si trova a metà strada tra la montagna e la costa. In questo modo Francesco prima e adesso le sue figlie, dopo i pascoli si ritrovano in famiglia. Sempre a Teramo, in posizione strategica, facilmente raggiungibile dal mare e dai monti, i due coniugi hanno aperto il caseificio per la lavorazione del latte munto dai loro animali. Attorno alla pastorizia ruota non solo l'attività casearia, quella nei mercati per la vendita dei prodotti, il lavoro di ristorazione nell'agriturismo, ma anche la gestione di un uliveto dal quale Emma, Grazia e Anna sono riuscite a farne una piccola azienda olearia "tre punto zero", tutta al femminile. Le giovani donne si aiutano potedo contare sul sostegno anche dei genitori, difficilmente su una manodopera sempre più rara.

Quando la stagione è ferma con la raccolta delle olive c'è più tempo per dedicarsi al punto ristoro, a Prati Di Tivo, dove le sorelle minori Grazia e Anna cucinano e servono i loro piatti ai visitatori locali e non. Si lavora col prodotto fresco così già dal mattino una delle due sorelle scende a valle a recuperare alimenti dal caseificio e non solo, che poi l’altra cucinerà.

Che sia sui pascoli, nel punto ristoro, sui terreni, le tre sorelle lavorano sempre, sette giorni su sette, con il bello e cattivo tempo, dividendosi tra le varie attività in base alle stagioni. La parola d'ordine è non mollare mai neanche davanti al terremoto del 2016 che da Amatrice ha seminato paura e rovina, dinnanzi al quale Emma, Grazia e Anna hanno stretto i denti, salendo a Prati di Tivo ogni giorno.

Un quotidiano sacrificante, che non tutti i giovani sono disposti ad accettare nonostante la crisi e la disoccupazione dilagante, ma ciò che spinge Emma e le sue sorelle a svegliarsi ogni mattina e portare fuori le pecore, aprire l'agriturismo, non è solo la bellezza di una natura incontaminata, ma l'appartenenza a questi luoghi, ai valori di una famiglia dedita alla pastorizia da 80 anni che, con la conservazione delle tradizioni, il rispetto del paesaggio, hanno reso queste tre ragazze autonome, imprenditrici, libere e indipendenti già a18 anni, esattamente come tanti loro coetanei del nord Europa.

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