"Non ce l'ho coi magistrati. Ma l'indagine mi ha ferito"

Il governatore calabrese Roberto Occhiuto: "C'è stato il fuggi fuggi dopo l'avviso di garanzia. Mi ricandido e rivinco"

"Non ce l'ho coi magistrati. Ma l'indagine mi ha ferito"

Roberto Occhiuto, governatore della Calabria da quasi 4 anni, è stato colpito da un avviso di garanzia: ha firmato le dimissioni e ha annunciato la sua ricandidatura. "Chiedo ai calabresi - ha detto - se devo fermarmi o devo andare avanti". Gesto inedito.

Lei è sicuro di rivincere le elezioni?

"Sì sono convinto di vincerle perché sto respirando molta solidarietà tra i calabresi. La mia campagna elettorale sarà semplice: farò il consuntivo di quello che ho fatto. Non avrò bisogno di promettere. Ho già mantenuto. I cantieri avviati, le opere concluse, le riforme".

Se non si fosse dimesso?

"Avrei affrontato un lento logorio, come sempre è avvenuto in Calabria".

Ci sono precedenti...

"Una ventina di anni fa il presidente della Calabria era un magistrato, si chiamava Giuseppe Chiaravalloti. Centrodestra. L'ultimo anno del mandato incappò in un'inchiesta. Fu archiviato, perché il reato non c'era. Però insieme al reato fu archiviato anche Chiaravalloti, e alle elezioni vinse lo schieramento opposto. Era capeggiato da Loiero, di centrosinistra. Ma anche lui a un anno dalla scadenza incappò in un'inchiesta. Anche lui fu archiviato ma dopo un anno di forzato immobilismo si votò e vinse il centrodestra".

Poi c'è Mario Oliverio...

"Stesso film. Anche lui incappa in una inchiesta giudiziaria. Anche lui archiviato ma si vota e vince il centrodestra. I calabresi temevano che ora potesse succedere la stessa cosa. E questo mi ha indotto a dimettermi e a dire ai calabresi: siate voi a scrivere il futuro di questa regione".

È giusto dimettersi per un avviso di garanzia?

"Nessuno dovrebbe dimettersi in un paese civile per un avviso di garanzia, ma in un paese civile nessuna inchiesta della magistratura sarebbe usata dall'opposizione come una clava per sconfiggere un avversario che non si può sconfiggere elettoralmente".

Si è sentito ferito dall'avviso di garanzia?

"Moltissimo. Sono arrivato a 56 anni senza inchieste. Ho governato in questi anni la regione facendo arrabbiare anche molti miei amici. Soprattutto nella sanità. Nella sanità ho messo dirigenti che vengono da regioni di sinistra, ho chiesto loro di lavorare con me. Perché sono bravi. Non è importante di che colore sia il gatto, è importante che prenda il topo".

Non era di sinistra quello che diceva così?

"Veramente l'ha detta Confucio. Poi l'ha ripresa Mao Tse Tung e su questo aveva ragione".

La sua scelta di dimettersi è una sfida alla magistratura o un atto dovuto?

"Un atto dovuto. Io so che alcune aree di questa regione sono invase dalla 'ndrangheta. Io ho collaborato con le Procure nella lotta contro la mafia. Io credo che un uomo delle istituzioni non debba delegittimare i magistrati. Io non ce l'ho con loro. So che a un amministratore può succedere di finire sotto inchiesta. Dico solo che in un paese civile l'opposizione non dovrebbe strumentalizzare. Purtroppo in Calabria non è così".

Lei ha temuto di finire rosolato?

"Si. Io ho assistito a un fuggi fuggi. Gente che lavorava con me e si è allontanata. Con tante scuse diverse ma se ne sono andati. L'uomo che stava ottenendo dei risultati straordinari all'aeroporto, col record pazzesco di passeggeri, mi ha detto: presidente, ho un'altra offerta importante, purtroppo devo andare via..."

Qualcuno l'aveva avvertito che fare il governatore della Calabria è un mestiere pericoloso?

"Sì è un mestiere molto pericoloso. Io mi sono candidato lasciando l'incarico di capogruppo di Forza Italia alla Camera. Mi piaceva l'idea di costruire un pezzo di storia diversa per la mia regione. E proprio perché sapevo quanto fosse complicato questo impegno ho lavorato con un rigore assoluto, fianco a fianco con le procure, sulla depurazione, sugli ospedali. Proprio perché sono perfettamente cosciente del rigore col quale ho agito ho potuto decidere le dimissioni e la ricandidatura".

Cosa le contestano?

"Non fatti legati alla mia gestione della presidenza, ma fatti legati ai normali rapporti tra società private. Secondo un sostituto procuratore questi patti privati mi avrebbero indotto a promettere o dare favori a un mio socio. Ma io mi sono fatto interrogare dai magistrati e ho chiarito molto bene che mai ho dato né promesso incarichi al mio socio. Sono assolutamente tranquillo".

Ricci dovrebbe ritirarsi?

"No: Ricci, come me, ha deciso di far decidere ai suoi concittadini a chi affidare il governo della regione. Piuttosto dovrebbero essere più coerenti i 5 stelle: chiedono le dimissioni di Sala, si arrabbiano con Occhiuto perché si è dimesso, e poi approvano Ricci che va avanti. Tre posizioni diverse in ragione delle loro convenienze".

Secondo lei Sala avrebbe dovuto dimettersi, per evitare che Milano venisse danneggiata dall'inchiesta su Palazzopoli?

"Questo può saperlo soltanto lui. Come ho già detto, nessuno dovrebbe dimettersi per un avviso di garanzia. Ma se gli effetti dell'avviso di garanzia creano problemi nell'amministrazione ordinaria dell'ente, allora è meglio dimettersi e ridare la parola ai cittadini".

È vero che la ndrangheta è ancora potentissima?

"È potente in Calabria. Ma soprattutto è potente al Nord: in Lombardia, in Germania. Dove ci sono grandi flussi finanziari e un controllo del territorio meno stringente. Però ha bisogno di stare in Calabria e segnare il territorio".

Ha idea di chi potrà essere il suo competitor di centrosinistra?

"No. Vedo un centrosinistra piuttosto nervoso. Generalmente chi sta all'opposizione tifa per le elezioni anticipate. Loro invece si sono innervositi

Lei è contento di quel che ha fatto finora?

"In questi anni ho riformato una regione che era ferma da quarant'anni. Idrico, rifiuti, ho costruito ospedali che erano sulla carta da 20 anni. Ho rifatto gli aeroporti".

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