Peones e capi: gara al tradimento

Peones e capi: gara al tradimento

Gente che va, gente che viene, cambi di casacca e minacce di secessione. In Parlamento ormai è un «liberi tutti» con scene da fine impero. Alle porte non ci sono i barbari, ma le elezioni anticipate, e tanto basta a creare il panico. Rispetto alla passata legislatura che segnò la cifra record di 566 cambi di casacca c'è però una novità. Oggi è infatti difficile stabilire se sono più i peones a tradire i capi per convenienza personale (salire su barche in prospettiva più sicure) o viceversa. Della prima categoria, a occhio e salvo eccezione, fanno parte i malpancisti di Forza Italia, partito al quale si possono muovere diverse critiche, ma non certo quella di avere cambiato idee e posizionamento strada facendo.

Qui non avrei dubbi: chi scende dal berlusconismo lo fa per salvare non un'idea ma il posto.

Meno chiara è invece la posizione dei deputati e senatori che hanno lasciato o che stanno per lasciare Cinque Stelle e Pd (i primi verso la Lega, i secondi verso Italia Viva di Renzi). Mi spiego. Se uno si iscrive allo Juventus fan club e a metà campionato il presidente ordina di tifare Inter, be', è possibile che gli girino gli zebedei. Cambiare campo è un po' quello che hanno ordinato ai loro soci Di Maio - allegramente passato dall'alleanza con Salvini a quella con Zingaretti - e Zingaretti che ha spinto il Pd riformista a sinistra che più a sinistra non si può.

Poi c'è Conte, che a sua volta ondeggia a destra e sinistra, su e giù con tasse che vanno e vengono manco fossero noccioline, e che pretende di essere seguito verso un'indefinita terra promessa, manco fosse un messia. Dacci una e dacci due, è ovvio che alla fine i legami si affievoliscano aprendo la porta al caos.

E qui si torna al punto di partenza, a quel 5 marzo dello scorso anno quando all'indomani di un'elezione senza chiaro vincitore ci si inventò un governo contro natura invece che tornare alle urne per tentare di fare chiarezza. Un anno lo abbiamo buttato via con il governo gialloverde, un altro lo stiamo sprecando con questa farsa dei giallorossi.

Finiti i colori speriamo finiscano anche gli esperimenti dell'apprendista stregone Conte. Se ne facciano una ragione: non tornare a votare per la paura che vinca il centrodestra rafforza il centrodestra. Resistere può allungare un po' la vita, non certo salvarla (il Regno Unito insegna).

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