Pernigotti, il nodo sull'etichettamento

La Pernigotti, di proprietà turca dal 2013, ha annunciato la chiusura dello storico stabilimento di Novi Ligure e la delocalizzazione dell’azienda. Da qui nasce il problema della riconoscibilità del luogo di produzione del cioccolato dal momento che molti consumatori sono restii a comprare cibi di cui non sia chiara la provenienza.

Tutta la questione, spiega Libero, ruota attorno all'obbligo di indicare sulla confezione lo stabilimento di produzione, reintrodotto dal decreto legge 145 del 2017. Qui il primo comma dell'articolo 3 stabilisce che: “I prodotti alimentari preimballati destinati al consumatore finale o alle collettività devono riportare sul preimballaggio o su un'etichetta ad esso apposta l'indicazione della sede dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento...”. Ma questo decreto ha ricevuto una bocciatura dalla Commissione europea ma, nonostante questo, è stato ugualmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale per volontà dell’ex ministro Maurizio Martina. Si tratta, però, di una disposizione che non ha alcun valore giuridico dal momento che sull' etichettatura dei prodotti alimentari prevalgono le norme europee. In base ad esse il produttore e il confezionatore italiano che omettono l'indicazione delle stabilimento di produzione, trasformazione o confezionamento e vengono multati per tali motivi, possono bloccare tutto con un semplice ricorso al Tar. Quest’ultimo non potrebbe che prendere atto della conformità del prodotto alle norme europee che sono quelle prevalenti.

Nel caso dei gianduiotti Pernigotti, l'azienda produttrice ha indicato sull’etichetta la ragione sociale e l indirizzo della società, così come richiede l’Unione Europea, ma non precisa quale sia lo stabilimento di produzione. La Pernigotti turca sarebbe esentata dall' indicare lo stabilimento in quanto il Decreto 145 del 2017 ha validità esclusivamente sul territorio italiano.