Coronavirus

"La provincia è zona rossa". Paura per le due nuove varianti

Zona rossa nella provincia di Perugia ed in alcuni comuni di quella di Terni: aumento dei casi e circolazione di due varianti i motivi della scelta

"La provincia è zona rossa". Paura per le due nuove varianti

Lunedì di stretta per il territorio di Perugia e non solo: anche sei comuni della provincia di Terni dovranno entrare in zona rossa. L'intera provincia perugina più parte di quella ternana, dunque, dovranno tenere fede alle regole stringenti che i dati statistici sul nuovo coronavirus impongono. L'ordinanza è già stata firmata: il presidente della Regione, Donatella Tesei, ha riunito tutti gli amministratori locali coinvolti, attraverso una riunione svoltasi a mezzo online. Le misure dureranno almeno due settimane. Poi si valuterà il da farsi. La speranza è che la situazione, tra quindici giorni, possa essere definita almeno migliore. E a preoccupare la Tesei e le istituzioni preposte ad intervenire sono almeno due motivi.

Anzitutto la casistica in sé, che ha fatto registrare una risalita dei casi. Poi c'è la questione delle varianti in circolazione. La decisione è stata presa "alla luce dell'aumento del numero di casi Covid in alcuni territori umbri, nonché l'accertata circolazione nel territorio regionale di due varianti del virus". Perugia ed il resto dei territori sono così destinati ad entrare nella cosiddetta "zona rossa rafforzata", così come riportato pure dall'Agi. Stando a quanto si apprende, è previsto che anche gli asili nido chiudano. Le varianti segnalate sui territori interessati dal provvedimento sono due di quelle di cui si parla con maggiore insistenza da qualche mese: quella britannica e quella brasiliana. Allo stato attuale delle cose, il vaccino sembra essere in grado di fornire immunità per tutte e due le varianti virali. E sappiamo quanto la comunità scientifica si stia impegnando per anticipare eventuali ed ulteriori variazioni virali.

Amelia, Attigliano, Calvi dell'Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione e San Venanzo: questi i territori della provincia di Terni che dovranno fare i conti con le misure a partire da lunedì, mentre la provincia di Perugia, come anticipato, sarà coinvolta nella sua interezza. L'indice Rt - quello con cui abbiamo purtroppo sviluppato una certa dimestichezza - impone misure stringenti: l'Umbria possiede l'indice più alto tra quelli delle Regioni italiane: 1.18. La Tesei era stata chiara: "Valuteremo in modo adeguato quali saranno i comuni interessati - aveva dichiarato a stretto giro la governatrice, dopo gli ultimi dati emersi, con l'aggravante delle circolazione delle varianti - anche in provincia di Perugia ci sono aree non interessate dal fenomeno. Condivideremo le misure con i sindaci". Poco fa è arrivata l'ufficialità della decisione, con ben sessantacinque comuni in zona rossa rafforzata.

La Regione ha voluto anche specificare le regole per l'attività scolastica, facendo presente nell'ordinanza che "nei comuni specificati saranno sospesi tutti i servizi socioeducativi per la prima infanzia - fino a 36 mesi di età - pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell'infanzia, statali e paritarie, mentre le classi delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie, svolgeranno esclusivamente le lezioni con modalità a distanza (dad)". L'unica eccezione rimane questa: "Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza, qualora sia necessario l'uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali", si legge ancora.

Sin da quando è iniziata la pandemia, si è spesso parlato di chiusure differenziate territorialmente sulla base dei numeri.

La zona rossa della provincia di Perugia e di parte di quella di Terni sono le prime dovute anche alla comparsa di varianti.

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