Economia

Più tasse e senza crescita È caccia a trenta miliardi

Più tasse e senza crescita È caccia a trenta miliardi

Il governo giallorosso, che si profila come alternativa al «voto subito», ci prepara una pessima manovra di autunno e un programma con più tasse, più assistenzialismo, rigidità nei contratti di lavoro, meno libertà, scarsi investimenti, crescita ridotta. Innanzitutto, per tale governo la manovra di bilancio per disinnescare la clausola che fa scattare l'Iva ordinaria al 25 per cento e la ridotta al 13, non è di 23 miliardi ma di 30. Il patto giallorosso comporta la conferma del reddito di cittadinanza per le domande già accettate e per le nuove 2020/2022 alle quali si aggiungono 7 miliardi di aiuti alle imprese, per ridurre i contributi sociali dei loro dipendenti dall'aprile 2020, destinati a crescere nel 2021 quando l'aiuto andrà a regime e varrà per 13 mensilità. Uno scambio.

Il Pd dà una cosa ai 5 Stelle, ovvero il reddito di cittadinanza, e M5s dà una cosa al Pd, lo sgravio contributivo. Mentre un governo di centrodestra sopprimerebbe il reddito di cittadinanza, trasformandolo in aiuto sociale per i bisognosi, con un costo molto minore, agevolando così il finanziamento per disinnescare l'aumento Iva, il governo giallorosso, dovendo trovare 30 miliardi, dovrebbe aumentare le tasse. Per evitare l'Iva al 25 per cento toglierebbe gran parte degli esoneri e delle riduzioni d'Iva vigenti, aumenterebbe la lista di beni e servizi ad aliquota ordinaria anziché ridotta, aumenterebbe l'aliquota forfettaria per le rendite finanziarie, i tributi immobiliari, le imposte di fabbricazione su una serie di prodotti. Abrogherebbe Quota 100 e negozierebbe un aumento del deficit dallo 1,9% del Pil al 2,3% per l'aiuto alle imprese per lo sgravio contributivo, non per maggiori investimenti, come farebbe il centrodestra.

Se il governo giallorosso durasse non solo per l'emergenza, ma per l'intera legislatura, tornerebbe in vigore il Jobs Act, con riduzione delle modifiche fatte col Decreto Dignità. In cambio i 5 Stelle otterrebbero il salario minimo, con regole vidimate dalla trimurti sindacale ricompattata con guida Cgil. Niente contratti di lavoro decentrati liberi. Niente autonomia regionale differenziata. Minore spazio al lavoro autonomo. Aumento del potere giudiziario col principio «in dubbio, contro il presunto reo», controlli invasivi preventivi su appalti e contratti di enti pubblici di autorità para giudiziarie, procedure fallimentari complesse, avallo di sentenze che interferiscono nell'economia come quella recente della Cassazione che dà ragione alla Cgil sulla illiceità di nuovi contratti di lavoro liberi, per le aziende uscite da Confindustria, nonostante i lavoratori abbiano accettato tali contratti con referendum aziendali.

Ecco i guai che ci combina Salvini se non accetta di rientrare nella coalizione di centrodestra a livello politico oltreché locale, dando vita a una coalizione pro mercato che dialoghi con l'Europa in modo costruttivo, e consenta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella di mandare il prima possibile gli italiani al voto, sapendo che potrà nascere una maggioranza coerente che non viola le regole costituzionali italiane ed europee sul bilancio, sul debito, sui rapporti internazionali che lui ha il compito di far rispettare.

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