Piacenza, 10 mesi per tunisino che in carcere ferì agenti con lametta

Il giudisce assolve dal reato di minacce e condanna a 10 mesi di reclusione Montassar Ayari, il tunisino che nel 2015 aveva aggredito alcuni agenti della polizia penitenziaria, ferendoli con una lametta. Su di lui erano state in seguito trovate addosso altre 7 lamette accuratamente nascoste

Piacenza, 10 mesi per tunisino che in carcere ferì agenti con lametta

Se la caverà con 10 mesi di reclusione Montassar Ayari, il 35enne tunisino con diversi precedenti per droga, che nell’ormai lontano 2015 aveva ferito con delle lamette alcuni agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Piacenza.

Il fatto si è verificato l’8 novembre di quasi 3 anni fa. Ayari, deciso a farsi trasferire dal penitenziario piacentino, aveva inscenato all’interno della sua cella una protesta ben presto sfociata nell’autolesionismo. Le guardie avevano cercato di soccorrerlo ma il tunisino, che si era inferto dei profondi tagli con una lametta, non aveva voluto saperne di uscire dal suo alloggio.

Fu un suo connazionale, chiamato dagli agenti, a convincerlo a seguirli ed a lasciarsi medicare in infermeria.
Ben lungi dal provare gratitudine nei confronti di coloro che lo avevano soccorso, Ayari si era rivoltato contro i poliziotti subito dopo aver ricevuto le cure. Il motivo della sua rabbia, in quell’occasione, non sarebbe stato il trasferimento negato, ma il fatto che il personale medico, a detta sua, non gli avesse prestato sufficiente assistenza.
Il tunisino, dunque, avrebbe nuovamente dato in escandescenze, insultando le guardie. Non pago, si scagliò contro di loro armato di una lametta tenuta occultata in una mano. In seguito ne avrebbe addirittura estratta una neconda, celata all’interno della bocca.

Due agenti della penitenziaria riportarono diverse ferite a seguito della violenta aggressione, uno alla mano e l’altro alla schiena. Ayari fu fortunatamente fermato e, dopo una veloce perquisizione, gli furono trovate addosso ben 7 lamette.

I problemi, tuttavia, non finirono lì. Dopo l’episodio, i poliziotti decisero di spostare il detenuto in un’altra cella dove avrebbero potuto controllarlo meglio, ed anche allora il tunisino li aggredì, dando origine ad una nuova zuffa. A farne le spese, in quella circostanza, fu un ispettore, che durante la colluttazione finì a terra e riportò alcuni traumi.

Ieri, finalmente, si è concluso il processo che lo vedeva indagato per le violenze di cui si era reso autore nel 2015. A testimoniare contro di lui l’ispettore ed i tre agenti della penitenziaria di Piacenza coinvolti.
Il suo avvocato difensore, Corrado Prandi, aveva chiesto al giudice l’assoluzione da ogni accusa, basandosi sulle dichiarazioni del tunisino, che a tutt’oggi afferma di essere stato lui la vittima.

Secondo Ayari, infatti, sarebbero state le guardie ad attaccarlo, come attestato dalle telecamere situate nell’area.


Dai video di sorveglianza, tuttavia, non deve essere emerso nulla, poiché il magrebino è stato condannato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e porto di oggetti atti ad offendere.

Ha fatto discutere la decisione del giudice Gianandrea Bussi, che lo ha però assolto dal reato di minacce, assegnandogli un totale di soli 10 mesi da passare dietro le sbarre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Avatar di effecal effecal
25 Set 2018 - 20:04
Per la sinistra strafiga il tunisino è un fulgido esempio per tanti altri graditi ospiti.
Mostra tutti i commenti (3)
Avatar di maxxena maxxena
25 Set 2018 - 16:17
In una cosa la nostra giustizia è velocissima: assolvere chi delinque.
Avatar di hernando45 hernando45
25 Set 2018 - 18:58
Se non si RADDOPPIA immediatamente il CODICE PENALE non si risolve niente!!! Le pene sono TROPPO BLANDEEE!!! AMEN.
Avatar di effecal effecal
25 Set 2018 - 20:04
Per la sinistra strafiga il tunisino è un fulgido esempio per tanti altri graditi ospiti.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi