Cronache

"È troppo bianco". Pure il veganesimo sul banco degli imputati

I piatti tipici del veganesimo sarebbero dei veri e propri "furti" perpetrati dall'Occidente ai danni delle tradizioni culinarie delle nazioni non bianche

"È troppo bianco". Pure il veganesimo sul banco degli imputati

La tempesta politically correct si è ultimamente abbattuta anche sul veganesimo, finora reputato uno dei simboli della cultura "woke", eppure è finito sotto l'accusa di essere "poco inclusivo". Le contestazioni in questione hanno infatti colpito di recente uno degli enti maggiormente impegnati nella promozione della filosofia alimentare anti-carni, ossia la Vegan Society, fondata in Inghilterra nel 1944 e da allora attiva nell'incoraggiare in tutto il mondo uno stile di vita che escluda ogni forma di sfruttamento o di crudeltà nei confronti degli animali. A puntare il dito contro tale associazione e contro i principi stessi della cucina vegana sono stati ex membri della prima.

In particolare, cinque trustee, che sarebbero cariche paragonabili a quelle di commissari fiduciari, della Vegan Society hanno infatti abbandonato l'ente accusando il veganesimo di essere "troppo bianco" e "troppo poco accomodante" rispetto ai nuovi generi sessuali. Tali contestazioni, nel dettaglio, traggono spunto dall'origine etnica di alcuni piatti tipici della cucina vegana; secondo i fuoriusciti, mangiare piatti come hummus (la purea di ceci del Medio Oriente), dhal (stufato pakistano di lenticchie rosse) e tofu (cibo originario dell'Estremo Oriente) sarebbe da considerare come una vera e propria "appropriazione culturale", una sorta di furto occidentale perpetrato ai danni delle popolazioni non bianche del mondo.

Poiché la Vegan Society promuove da anni e anni il consumo dei piatti elencati in nome del rispetto verso gli animali, è stata di conseguenza accusata dai cinque suoi ex trustee di propagandare il concetto di "superiorità bianca" ai danni delle culture degli altri continenti. Il capo dei cinque dissidenti, Eshe Kiama Zuri, che per essere citato/citata richiede l'utilizzo del pronome inglese "they" (essi) in quanto più corrispondente ai suoi generi sessuali multipli, ha quindi bollato la storica organizzazione come "un posto pericoloso per giovani, neri, queer o qualsiasi altra persona emarginata".

I vertici del medesimo ente hanno finora reagito a tali contestazioni rimarcando che la stessa/stesso Zuri è attualmente sotto inchiesta interna per avere "presumibilmente mostrato comportamenti razzisti, discriminatori e offensivi sui social media".

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