Ponte crollato a Genova

Ponte Morandi, storia di un gigante invecchiato troppo presto

Il viadotto Polcevera dell'Autostrada A10, meglio noto come ponte Morandi dal nome dell'ingegnere che lo ha progettato, è crollato a distanza di quasi 51 anni dalla sua inaugurazione. Una tragedia che in un certo senso era annunciata

Il ponte Morandi com'era
Il ponte Morandi com'era

Un cedimento strutturale per certi versi annunciato. È quanto accaduto al viadotto Polcevera dell'Autostrada A10, crollato per un tratto di circa 150 metri all'altezza del torrente Polcevera, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano. Il viadotto, meglio conosciuto dai genovesi come ponte Morandi o ponte di Brooklyn per la somiglianza con quello di New York, è stato sottoposto negli anni a ingenti lavori di rafforzamento e manutenzione, l'ultimo nel 2016. Lavori che si sono rivelati inutili.

La storia del ponte inizia tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta, quando venne progettato dall'ingegnere Riccardo Morandi insieme ad altri due ponti uguali, in Venezuela e Libia. I lavori del ponte iniziarono nel 1963 e terminarono nel 1967, quando fu inaugurato in pompa magna. D'altronde si trattava del viadotto più importante dell'autostrada A10, che collega Genova a Ventimiglia. Lungo più di un chilometro, l'altezza al piano stradale è di 45 metri ed era sorretto da tre piloni in cemento armato alti circa 90 metri. Si tratta di un ponte a trave strallata, dove gli elementi verticali sono cavalletti costituiti da due V sovrapposte: una ha il compito di allargare la zona centrale ove appoggia la trave strallata, mentre l'altra, rovesciata, sostiene i tiranti superiori.

Il ponte Morandi, che i genovesi hanno sempre chiamato ponte di Brooklyn per la sua somiglianza con quello presente a New York, ha rappresentato per 50 anni l'unico modo per auto, moto, camion e tir per oltrepassare il torrente Polcevera senza utilizzare la viabilità ordinaria. Quello che sembrava un gigante inattaccabile, è invecchiato precocemente. Tanto che a partire dagli anni Ottanta è stato dotato di alcuni stralli, cioè dei cavi aggiunti per aumentare la solidità della struttura ed evitare così il rischio di cedimenti. Gli stralli erano stati aggiunti a seguito di alcuni rilievi, secondo i quali il viadotto risultava anelastico. Più volte si è parlato della possibilità di chiuderlo per molto tempo per sottoporlo a ingenti lavori di ristrutturazione, ma alla fine il ponte è rimasto aperto grazie a piccoli interventi di manutenzione realizzati periodicamente, l'ultimo nel 2016.

Fino alla tragedia di oggi.

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