Sicilia, portaborse assunti con contratto da colf all'Ars

I deputati dell'Assemblea regionale siciliana avrebbero assunto venti portaborse con un contratto da colf. La Corte dei Conti l'ha scoperto

Sicilia, portaborse assunti con contratto da colf all'Ars

All'Assemblea regionale siciliana ci sarebbero almeno venti portaborse assunti dai deputati con un contratto da colf.

I deputati regionali avrebbero assunto i propri collaboratori, facendo firmar loro contratti che li inquadrano come collaboratori domestici. Già quattro anni fa, nel 2014, alcuni politici siciliani avevano adottato la stessa strategia. Ora la storia si ripete.

Il contratto di serie B, stipulato con l'obiettivo di pagare meno oneri providenziali, potrebbe ora anche far perdere il posto ai portaborse assunti come colf, perché secondo i sindacati dei servizi, i lavoratori che possiedono un contratto da collaboratore domestico non possono svolgere funzioni amministrative. Come riporta il Gazzettino, potrebbero restare a lavorare a Palazzo del Normanni solo nel caso in cui iniziassero a svolgere lavori di pulizia.

A portare alla luce l'escamotage dei deputati è stata la sezione di controllo della Corte dei Conti che, la settimana scorsa, aveva convocato i capigruppo regionali in un'udienza pubblica, a giustificare il grande aumento delle assunzioni da parte di 70 nuovi deputati regioni, eletti all'Assamblea siciliana il novembre scorso. I 58 mila euro annuali, a disposizione di ogni deputato per assumere i propri portaborse, sono stati probabilmente utilizzati per accontentare più persone.

A finire sotto la lente d'ingrandimento sono i 162 assunti dai gruppi e dai singoli deputati regionali e tra questi, al fianco dei 74 attinti dal serbatoio dei precari storici, ci sono 88 portaborse con la qualifica D6 contrattualizzati dai deputati grazie a una norma inserita nella legge che ha recepito il decreto Monti sulla spending review, approvata quattro anni fa ma che è valida a partire da questa legislatura regionale.

L'ex presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, aveva stipulato una norma con la quale imponeva un tetto massimo di spesa per i collaboratori di un singolo deputato e alcune regole, in molti casi non rispettate.

Martedì scorso il presidente della sezione controlli della Corte dei Conti, Maurizio Graffeo, aveva chiesto a tutti i capigruppo presenti nell' udienza pubblica, se avevano tenuto conto della norma ma la risposta generale è stata quella di non essere a conoscenza di quel

decreto, che è stato approvato a pochi giorni dal passaggio di presidenza.

A seguito della denuncia della Corte dei Conti, a Palazzo dei Normanni è iniziata la caccia alle colf, che per ora sarebbero circa venti.

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