Le previsioni (poco serene) per i nostri conti

Il 2016 per l'Italia sarà migliore del 2015, che è stato migliore del 2014. Ma ciò non vuole dire che siamo fuori dal tunnel

Le previsioni (poco serene) per i nostri conti

Il 2016 per l'Italia sarà migliore del 2015, che è stato migliore del 2014. Ma ciò non vuole dire che siamo fuori dal tunnel in cui siamo entrati nel 2012, e rimasti per un triennio, con una decrescita cumulativa del Pil di 4,7 punti.

Nel 2015 il Pil è cresciuto dello 0,9%. Nel 2016, può crescere dell'1,5% In totale 2,4%. Per tornare al livello 2011, l'ultimo anno (...)(...) del governo Berlusconi, poi rimpiazzato da tre premier non eletti, Monti, Letta e Renzi, mancheranno 2,3 punti percentuali: la metà di quelli distrutti dai tre governi. È un gioco dell'oca, che ha come principali fattori positivi la politica monetaria espansiva attuata da Mario Draghi con la Bce, per altro con ritardi, imputabili alla resistenza tedesca e il ribasso del prezzo del petrolio e altre materie prime, che deriva dal progresso tecnologico.Questo ha due nomi: internet e innovazioni tecnologiche. Il petrolio e il gas sono ribassati, nonostante le guerre che incendiano Medio Oriente e Africa e le tensioni fra Occidente e Russia, con sanzioni a quest'ultima.

Da oltre 100 dollari il barile il grezzo ora ondeggia fra i 35 e i 40. Un tempo le guerre facevano salire il barile alle stelle. Ora dopo l'attentato di Parigi, non risale a quota 40. Ma, sul mercato internazionale, costano meno anche latte, grano, acciaio. In parte ciò dipende dal diminuito costo di energia e fertilizzanti derivati dal petrolio e in parte dal fatto che l'informatica riduce i costi delle produzioni e dei trasporti dai luoghi d'offerta a quelli di domanda, che vengono conosciuti meglio e più rapidamente.In parte giovano i progressi scientifici e tecnologici anch'essi facilitati da internet. Tutto ciò comporta una piacevole notizia: c'è «un pasto gratis», mentre di solito in economia «non esiste il pasto gratis». Il pasto gratuito consiste nel fatto che noi, che importiamo materie prime ed energia ed esportiamo prodotti lavorati, ora compriamo energia e materie prime a minor prezzo, sicché i costi di produzione dei nostri beni si sono ridotti. Così la politica monetaria espansiva che ha fatto scendere l'euro col dollaro non ha generato un aumento del costo dell'import in dollari, mentre ha dato luogo a un cambio più favorevole per il nostro export in dollari.

Ciò avvantaggia tutti i paesi dell'euro verso l'area esterna e genera un beneficio, il pasto gratis di cui si diceva, per tutti i paesi dell'euro.Non migliora la nostra posizione verso gli altri nell'area euro. Anzi, poiché le riformette di Renzi hanno avuto effetti limitati e sono state pagate con peggioramenti su altri fronti, la nostra competitività con gli altri paesi dell'euro è peggiorata: i nostri prezzi hanno un differenziale di +0,5% rispetto a quelli degli altri paesi dell'euro. Qui perdiamo qualche che colpo. Così la disoccupazione, che si è ridotta dal 12,7% del 2014 allo 11,5%, potrà ancora scendere: ma non di molto. Rimarrà, nel 2016, attorno all'11%, mentre nel 2011 era l'8,4%. Qui, nel gioco dell'oca, nel biennio 2015-2016, non recuperiamo la metà di ciò che abbiamo perso nei tre anni di decrescita, come per il Pil, ma solo di 1,7 punti sui 4,3 persi rispetto al 2011, cioè il 36%: poco più di un terzo.Le cose cambierebbero, specie per il Sud, i giovani e gli anziani, se si potessero fare contratti aziendali e regionali più elastici del rigido contratto di lavoro nazionale che, nella sua generalità, non tiene conto di tante diversità come il diverso costo della vita delle varie zone e non è commisurato alla produttività. È un prodotto vecchio, messo in atto da un governo che non vede che i tempi sono cambiati.

Poi, c'è un ingombro, che ostacola la crescita e l'occupazione: il settore delle costruzioni ancora in crisi, sotto il peso di due grosse croci: la tassazione immobiliare, che ha aliquote aberranti e la carenza di investimenti in infrastrutture dello Stato e degli enti locali, da quelle dei trasporti, le cui insufficienze, per le reti locali, generano uno smog irrespirabile e per quelle nazionali generano gravi carenze di competitività a quelle nella banda larga, che ostacolano l'efficienza. Edilizia bloccata e carenza di investimenti convergono in un terzo problema, quello del sistema bancario, oberato da crediti insoluti, in parte notevole di imprese delle costruzioni e di industrie e servizi connessi.Il governo ha causato un peggioramento del clima finanziario, con le maldestre operazioni di salvataggio di Banca Etruria e tre banche minori. Ciò ha generato sfiducia del pubblico nel risparmio bancario. Per altro il nostro sistema bancario, salvo eccezioni minori, ha solidi parametri patrimoniali. Però le sofferenze bancarie sono passate da 180 a 200 miliardi.

Affinché il credito possa usare la liquidità messa in circolo dalla Bce trasformandola in maggior credito, occorre una «bad bank» che liberi le nostre banche da queste «sofferenze».È questa la maggiore sfida per il 2016.

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