Coronavirus

La procura di Bergamo apre un'inchiesta sull'ospedale di Alzano

Si indaga per epidemia colposa. Nel mirino eventuali responsabilità sulla gestione dell'emergenza all'ospedale di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, chiuso dopo un caso di Covid-19 e riaperto poco dopo

La procura di Bergamo apre un'inchiesta sull'ospedale di Alzano

La procura di Bergamo vuole capire cosa sia successo nell'ospedale di Alzano Lombardo, dove lo scorso 23 febbraio emerse il primo caso di Covid-19. Sul tavolo c'è un fascicolo contro ignoti: l'ipotesi è epidemia colposa. Il procuratore aggiunto intende indagare sulle possibili responsabilità che hanno portato all'emergenza da nuovo coronavirus nelle zone del Bergamasco. Ma l'inchiesta "è anche un atto dovuto", secondo quanto hanno spiegato alcune fonti investigative ad Agi.

Nei giorni scorsi, i carabinieri del Nas hanno acquisito degli atti al Pesenti-Fenaroli di Alzano, tra cui alcune cartelle cliniche. Il cuore dell'indagine sarà capire cosa sia successo lo scorso 23 febbraio, quando il pronto soccorso è stato prima chiuso e poi riaperto, dopo il ricovero dei primi pazienti positivi al Covid-19. Potrebbe essere partito da lì il focolaio che ha investito la Val Seriana. "Il 22 febbraio è stato fatto il tampone, il risultato è arrivato il 23 e immediatamente il pronto soccorso è stato chiuso e sanificato, poi riaperto su indicazione della Regione Lombardia", ha assicurato l'assore al Welfare Giulio Gallera.

"È un'indagine estremamente delicata e abbiamo bisogno di lavorare con la massima serenità e riservatezza", ha spiegato il procuratore Maria Cristina Rota, specificando che si procederà "nel massimo rispetto, da un lato delle vittime e dei loro familiari e dall' altro degli operatori sanitari, medici e paramedici, che in questo momento stanno dando il massimo, con operatori che hanno perso la vita". L'indagine, partita anche da un'esposto del giornalista Stefano Salvi, è diretta ad accertare se vi siano stare responsabilità sulla gestione dell'emergenza.

Secondo un'inchiesta del Corriere della Sera, infatti, potrebbero esserci state delle mancanze, prima del 23 febbraio, data in cui furono rivelati due casi di positività. Secondo un rapporto dell'ospedale sulla prima fase dell'emergenza, citato dal quotidiano, alcuni pazienti con diagnosi di polmonite e insufficienza respiratoria sarebbero stati ricoverati in ospedale ad Alzano già a partire dal 13 febbraio. Nessuno di loro venne sottoposto al tampone perché i pazienti non presentavano "le condizioni previste dal ministero della Salute per la definizione di caso sospetto": nessuno era stato a Wuhan e non aveva avuto contatti con casi positivi confermati. Poi, la notte del 22 febbraio sono stati fatti i primi tamponi e dal giorno dopo sono state prese tutte le misure necessarie. In quei giorni si capisce l'esistenza di un focolaio nei comuni di Alzano e Nembro, da cui proveniva la maggior parte dei pazienti ricoverati, poi risultati positivi al tampone.

Sembra possibile, però, che il paziente indice non fosse all'interno dell'ospedale: i malati, tutti provenienti dalla stessa zona, potrebbero essere arrivati al pronto soccorso con l'infezione già in atto, non riconosciuta nell'immediato, perché nessuno di loro presentava i "criteri epidemiologici previsti".

Sarà la procura, ora, a indagare su eventuali negligenze o responsabilità sulla gestione di questo focolaio.

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