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Quanto pesano gli obesi (sulle nostre tasche)

Un italiano su tre ha problemi con la bilancia: in totale sono 17 milioni e costano 28 miliardi l'anno. I più colpiti? Gli uomini

Quanto pesano gli obesi (sulle nostre tasche)

È un mondo sempre più tondo. Grasso, obesità, sovrappeso: se ne parla sempre, se ne parla tanto, ma la realtà è che negli ultimi trent'anni non c'è un Paese che sia riuscito ad arginare il fenomeno. E ormai il numero di persone con problemi di peso ha raggiunto il trenta per cento della popolazione mondiale, due miliardi e cento milioni di individui, in pratica un abitante della terra su tre. Cifre da «epidemia», come ormai la definiscono gli esperti. Nel 1980 erano 857 milioni le persone in sovrappeso o obese, oggi sono 671 milioni soltanto gli obesi e oltre la metà di essi - spiega uno studio pubblicato da Lancet - è concentrata in dieci Paesi, cioè Stati Uniti (leader con il 13 per cento del totale), Cina e India (che insieme arrivano al 15 per cento) e poi Russia, Brasile, Messico, Egitto, Germania, Pakistan, Indonesia. Nessuno è immune: due terzi degli obesi vive nel Sud del mondo, in molti Paesi in via di sviluppo si è passati direttamente dalla malnutrizione, soprattutto infantile, al sovrappeso.

IL PREZZO DEL GRASSO

Il fatto è che il grasso ha un prezzo. Non è un problema soltanto estetico: è anche una questione di costi. Sociali, umani, sanitari. I chili di troppo diventano «fattori di rischio» per una serie di malattie e, di conseguenza, voci di spesa per il singolo cittadino e per il welfare. Anche qui, cifre pesanti. L'obesità costa duemila miliardi l'anno, più dell'alcolismo, per dire, più dell'inquinamento, molto di più degli incidenti stradali o della malnutrizione o delle pessime condizioni igienico-sanitarie. L'obesità vale quanto il 2,8 per cento del Pil globale ed è - secondo un'analisi condotta da McKinsey - il terzo fardello sociale del pianeta. Ci costano di più soltanto il fumo (2.100 miliardi) e il mix di armi, guerre e terrorismo. Il peso sulla spesa sanitaria nazionale è in media fra il due e il sette per cento, ma sale al venti per cento se si considerano anche le malattie collegate. Il problema è proprio questo, che l'obesità predispone a ipertensione, malattie cardiovascolari, problemi ortopedici, tumori, diabete (quello di tipo due o metabolico, dovuto all'eccesso di zuccheri ingeriti). Patologie spesso croniche, che necessitano di farmaci, cure costanti e costose. E poi ci sono i costi indiretti dell'obesità: le giornate di lavoro perse per visite mediche e malattie, la minore produttività, gli stipendi mediamente inferiori, la perdita del lavoro e la difficoltà a trovarne un altro (le possibilità scendono in media del 20-30%), oltre ai costi per le diete, l'assicurazione sanitaria, l'alimentazione e la morte prematura.

BIMBI A RISCHIO

Se le stime per i costi indiretti sono difficili, per quanto riguarda quelli diretti il Centro di studio e ricerca sull'obesità dell'università di Milano, diretto da anni dal farmacologo e nutrizionista Michele Carruba, ha condotto un'analisi precisa per il nostro Paese. In Italia obesità e sovrappeso costano ogni anno 28,2 miliardi di euro. Di questi, 19 miliardi (il 67%) sono a carico del Servizio sanitario nazionale. Come si arriva a quei 28 miliardi? Una persona in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea fra 25 e 29,9) costa 984 euro l'anno, una obesa (con indice fra 30 e 39,9) ne costa 2.136, una gravemente obesa (con indice superiore a 40) 2.796. «Ma gli italiani in sovrappeso sono tanti, 17 milioni e mezzo, il 35 per cento della popolazione – spiega Carruba - e quindi in totale costano 17,2 miliardi l'anno, di cui 10 in carico al Sistema sanitario. Di fatto la grande massa in sovrappeso costa allo Stato più dell'obeso, che pure, singolarmente preso, costa più del doppio». Visti da questa prospettiva, i chili di troppo non sono così innocenti. L'obesità costa poi 9,6 miliardi, mentre per l'obesità grave se ne spendono 1,4: in totale undici miliardi di euro l'anno che però, secondo le previsioni, sono destinati ad aumentare del 43 per cento entro il 2025, arrivando a 15,7 miliardi. Una cifra che sottintende un altro problema: l'obesità infantile che, nei prossimi dieci anni, potrebbe crescere del 205%.

I 28,2 miliardi di euro sono composti «in gran parte dalle spese per l'ospedalizzazione – spiega Carruba – che coprono il 64 per cento del totale»; poi ci sono quelle per gli esami e la diagnostica (12%), i farmaci (7%), le visite (6%). Il fatto è che le malattie legate all'obesità portano in ospedale più spesso e più a lungo: «Si pensi che in media il venti per cento dei pazienti sono ricoverati a causa del diabete» spiega Gabriele Riccardi, professore di Endocrinologia e Malattie del metabolismo all'università Federico II di Napoli ed esperto della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition. Questo vuol dire che «sono ricoverati quattro volte di più della media», e non solo: «Quando è in ospedale, un paziente col diabete ci rimane in media il 20 per cento del tempo in più, perché necessita di cure e controlli maggiori». A casa, poi, chi soffre di diabete metabolico «è costretto a prendere due o tre farmaci al giorno – prosegue Riccardi –. Se poi ha anche la pressione alta, altre due pastiglie; poi una per il colesterolo; e, se ha una malattia cardiovascolare, anche un antiaggregante, oltre a dover controllare la glicemia». Il risultato è che «un obeso costa in media il 20-40 per cento in più al sistema sanitario».

Ma un obeso è per forza condannato a sviluppare tutte queste malattie? «Esistono anche degli obesi sani – spiega Gigliola Braga, biologa nutrizionista e autrice di La zona è donna (Sperling & Kupfer) – però ce ne sono pochi, e l'epidemiologia dice che è solo questione di tempo». Più sono i chili in eccesso, più il rischio è alto.

CURARSI CON I NUMERI

E non guarda troppo in faccia al sesso: «In Italia gli uomini adulti obesi sono il 9,1%, la stessa percentuale delle donne, anche se il sovrappeso riguarda più gli uomini, il 41 per cento, mentre le donne sono il 25 per cento» spiega Carruba. Ma le cifre (e le spese) sono destinate ad aumentare: secondo lo studio McKinsey la percentuale di persone in sovrappeso potrebbe salire dal 30 al 40 per cento entro il 2030. «È un fenomeno allarmante, non è mai stato così diffuso nella storia dell'umanità – spiega Riccardi –. Negli Stati Uniti un adulto su tre è obeso, in Italia lo è uno su cinque: è una epidemia, un problema non dei singoli ma della società». Per gli esperti, l'unica strada è la prevenzione: «È il rimedio più efficace e meno costoso» dice Riccardi.

Lo stile di vita, abitudini alimentari ed esercizio fisico insieme, è quello che può invertire la rotta: «Prevenire l'obesità significa abbattere non solo i costi ma anche le patologie collegate – conclude Carruba –. Può sembrare un'impresa, ma in realtà basta un calo di peso modesto, fra cinque e dieci chili, per risparmiare in media l'80 per cento delle spese in farmaci contro il diabete e l'ipertensione».

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