Cronache

Quelle aziende americane che pagano le spese per congelare gli ovuli

Sempre più aziende americane mettono a disposizione un benefit per coprire le spese derivanti dal congelamento di ovuli. Donne in carriera a confronto con le nuove possibilità date dalla scienza e dalla tecnologia

Quelle aziende americane che pagano le spese per congelare gli ovuli

Sempre più aziende si mettono a disposizione delle loro dipendenti per coprire le spese derivabili dal congelamento di ovuli. Ritardare la maternità, insomma, pur di continuare a lavorare. La gravidanza, secondo questa interpretazione, sembrerebbe quasi un impedimento al naturale progredire della carriera. Le statistiche demografiche occidentali richiamerebbero a interventi di tutt'altro tipo, ma tant'è.

In principio era stato Facebook, che nel 2014 aveva predisposto un bonus di ventimila dollari per le donne che lavorano al social network più famoso al mondo. Poi sono arrivate anche la Sylicon Valley e le aziende dell'economia digitale. Apple su tutte, con la stessa cifra messa a disposizione da Mark Zuckerberg. Adesso, come si legge su Il Messaggero, lo prevedono "da Google a Yahoo, da Netflix a Snapchat, da Cisco a Intel. E poi Linkedin, Uber, Salesforce, Spotify, Time Warner, Ebay". Tutti dento, insomma. Specie nel mondo dell'hig - tech.

La questione, che ha già fatto molto discutere ai tempi dei primi provvedimenti messi in campo, riguarda sì la bioetica, ma anche la relazione tra il lavoro e il sesso femminile. I contrari sostengono che a passare sia un'idea non condivisibile: la maternità stessa verrebbe messa in discussione e diverrebbe secondaria rispetto alla professione. Per altri, invece, avere la possibilità di scegliere quando rimanere in stato interessato attiene alla libertà di ciascuno. Siamo in un 68' bioetico, con le "nuove frontiere" della scienza che danno possibilità diverse per il proprio corpo con cui fare i conti. E l'"offerta", in alcuni casi, è persino estesa alle mogli dei dipendenti. Gli uomini possono così mantenere i tradizionali orari di lavoro senza il pensiero fisso di dover tornare per dare un sostegno. Con la convenienza e l'economicizzazone delle esistenze a fare da fondamenta al ragionamento.

Perché non approfittarne, si chiedono i favorevoli. Nel corso del tempo sono nati persino gruppi a sostegno di questa pratica. Ne è un esempio Eggsurance. Sul loro sito è possibile leggere storie di persone che hanno optato per il congelamento. "Mamme in potenza", si potrebbe dire. Brigitte Adams è la capofila di queste attiviste. La fascia d'età più interessata dal fenomeno è quella che va dai 30 ai 40 anni: le donne, durante quel periodo, sono sempre più concentrate sulla carriera e sempre meno inclini a dedicarsi alla nascita di un figlio. Questo, almeno, è quanto sostenuto da chi spinge affinché questo benefit venga adottato da realtà aziendali sempre più numerose.

I numeri riportati dal quotidiano romano citato danno un'idea dello stato delle cose per quanto riguarda Facebook: "Attualmente su oltre 23.000 dipendenti (età media 29 anni) il 35% della forza lavoro di Facebook è donna, contro il 33% dell' anno scorso, mentre il numero delle donne in posti di responsabilità è salito al 28% con un incremento di un punto percentuale rispetto all' anno precedente". Il "prezzo" da pagare per la carriera, insomma, sarebbe proprio la maternità.

E in Italia? Secondo questa dichiarazione del direttore del centro Alma Res, le donne del belpaese sono ancore poco informate e tendono a congelare gli ovuli in età troppo avanzata. Attenzione: l'utilizzo del bonus non è un obbligo, ma una libera scelta delegata alla volontà delle dipendenti ( e delle famiglie, quando previsto).

La domanda più frequente, però, resta questa: congelare gli ovuli oggi garantisce una gravidanza domani? La maternità sta finendo in freezer (o in banca).

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