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Assalti e chiese incendiate: l'incubo che scuote il Canada

Quattro chiese date alle fiamme in Canada dopo il ritrovamento delle fosse comuni. Ora Trudeau chiede a Bergoglio le scuse ufficiali

Assalti e chiese incendiate: l'incubo che scuote il Canada

Chiese che bruciano in tutto l'Occidente: può sembrare il principio di una sceneggiatura apocalittica. Dando uno sguardo alla realtà, diventa uno scenario verosimile. Almeno più di quello che si potrebbe pensare. Solo che questa volta la questione è molto diversa, presentando peculiarità e certezze. Da qualche giorno a questa parte, in Canada quattro chiese sono state vittime d'incendi. Con ogni probabilità, c'entra la mano dell'uomo. Le cronache internazionali riportano nomi e luoghi che possono apparire remoti: Chopaka, Sant'Anna e così via. Sembra lo scenario francese della scorsa estate, ma se per il fenomeno transalpino siamo rimasti alla generica casella del "vandalismo", questa volta le motivazioni sono presumibili.

In Canada le chiese sono state avvolte dalle fiamme dopo la scoperta di fosse comuni. Niente di paragonabile agli episodi francesi, quindi, se non la costante dei luoghi di culto distrutti. Le fosse sono quelle in cui risiedono i corpi di tanti bambini originari delle popolazioni indigene. Le istituzioni pretendevano che quei bambini frequentassero scuole cristiano-cattoliche. Una sorta di passaggio obbligatorio tramite cui uniformare al cattolicesimo i nativi. Un'operazione religiosa e culturale che è stata compiuta un secolo fa. Una storia orrenda di sicuro, mentre i numeri fanno spavento: i corpi rivenuti sono centinaia e centinaia. Centocinquantamila coloro che hanno frequentato quei collegi. Sembra quasi che i canadesi si aspettino altri rinvenimenti. A suggerirlo sono le cifre del fenomeno dell'epoca e le scomparse, che risultano essere tantissime.

Il rischio ora è l'apertura di un caso politico tra Stati, con il Canada che, oltre ad assistere alla riapertura di una vecchia ferita, con tutto quello che ne può conseguire in termini d'effetto sull'opinione pubblica, non può che indagare sulle origini e le responsabilità delle fiamme e il Vaticano, che potrebbe decidere di affrontare la questione una volta per tutte. Se con gli incendi ci trovassimo dinanzi ad una sorta di vendetta tardiva messa in atto da singoli o gruppi, insomma, non sarebbe poi così incredibile. Per le chiese date alle fiamme ad oggi non si conoscono responsabilità precise ma il fatto che siano emerse le prove di quegli orrori commessi in passato rappresenta un facile trait d'union.

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha chiesto al vescovo di Roma di recarsi nella sua nazione per domandare scusa. Papa Francesco ha già detto la sua, ma è possibile che parli di nuovo del caso nelle occasioni in cui avrà la possibilità di farlo. Jorge Mario Bergoglio non si è mai tirato indietro dinanzi agli scandali di questo tipo. Anzi, il pontefice argentino è quello che ha voluto riaprire alcuni archivi segreti, proprio per porre la Chiesa cattolica dinanzi alle sue eventuali responsabilità.

"Ho parlato personalmente direttamente con Sua Santità, Papa Francesco - ha affermato il premier canadese - , per fargli capire quanto sia importante non solo che si scusi, ma che si scusi con gli indigeni canadesi sul suolo canadese". Il Papa ha già affrontato l'annosa questione ad inizio giugno, durante le prime scoperte: "Affidiamo al Signore le anime di tutti i bambini deceduti nelle scuole residenziali del Canada e preghiamo per le famiglie e le comunità autoctone canadesi affrante dal dolore. Preghiamo in silenzio", ha detto il Santo Padre, come sottolineato dall'Agi. Bergoglio ha stigmatizzato in questi otto anni qualunque forma di colonizzazione, figurarsi quella culminata come in Canada. Al progressista Justin Trudeau, però, non basta: vorrebbe che il Papa organizzasse una visita ad hoc, con la finalità del chiedere perdono.

Il caso francese e quello canadese - dicevamo - non hanno nulla in comune, se non le chiese che bruciano. In realtà, questa storia dei luoghi di culto cristiano-cattolici in fiamme sembra essere diventata una moda. Senza citare Notre Dame, basta restare in Francia, dove per mesi è andato in onda un copione costante: dare le chiese alle fiamme, appunto, con i loro simboli ed il loro significato. Difficile, per la Francia, dividere il piano del vandalismo da quello dell'attacco a sfondo laicista o di matrice fondamentalista. Ogni chiesa che brucia ha un suo incendiario, con le sue motivazioni. Per quanto più di qualcuno abbia tentato di intravedere un disegno complessivo. Anche gli incendi non provocati possono fare la loro parte.

Ma questa vicenda canadese è diversa.

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