Quelle colpe dell'Italia che offende Trieste e gli esuli

Per più di venti secoli Trieste ha combattuto per mantenere la sua identità. Oggi però l'Italia sembra essersene dimenticata

Quelle colpe dell'Italia che offende Trieste e gli esuli

Per più di venti secoli Trieste, Tergeste romana con i suoi monumenti, i numerosi Martiri cristiani e chiese a loro dedicate, resiste alle invasioni barbariche, diviene Libero Comune e sa difendersi dalla lunga dominazione austriaca e da quella, seppur brevissima, francese, mantenendo sempre la propria identità e la propria lingua, quella di Dante.

Dal 1815 al 1918 Trieste è nuovamente sotto dominazione austriaca. Numerosi sono i triestini che anche nel 1800 operano per rendere la città, conscia delle proprie origini, più grande e più funzionale. Cito Domenico Rossetti (1774 - 1842) che abbellisce la città e crea le assicurazioni sociali, l’Istituto dei Poveri, l’ospedale, circoli di cultura come La Società Minerva, il Lapidario, a testimonianza dell’antica civiltà, l’acquedotto. Elenco solo alcuni altri nominativi di scrittori, storici, editori e giornalisti, tutti patrioti quali Giovanni Orlandini fondatore nel 1836 assieme a Pasquale Besenghi (1797-1849) e ad Antonio Madonizza (1806 -1870) del giornale “la Favilla”, chiuso dall’ Austria dieci anni dopo. Pietro Kandler (1804-1872), Francesco Hermet (1811 -1880), Giuseppe Caprin (1843 -1904), Riccardo Pitteri (1853 -1915), Attilio Hortis (1850 - 1926), Felice Venezian (1851 - 1908), Attilio Tamaro (1884 – 1956). Della loro attività molto sarebbe da citare.

Dal 1831 al 1842 sono fondate le Assicurazioni Generali, la Riunione Adriatica di Sicurtà, e la Cassa di Risparmio. Triestini, nel 1848, nel 1859 e nel 1866 partono per andare a combattere nelle schiere d’Italia e manifestazioni a Trieste vengono stroncate dalla Polizia austriaca. Dopo la perdita della Lombardia (1859) e del Veneto (1866), l’Austria decreta che bisogna: “Contrapporsi energicamente all’influsso preponderante dell’elemento italiano in questi territori nominando persone di fiducia nei pubblici impieghi nel tentativo di germanizzare o slavizzare con ogni sforzo questi paesi.” Nel 1868 punta sull’elemento slavo. A questo scopo infiltra slavi in tutti i dicasteri del Governo austriaco. Questi infatti vuole con le immigrazioni, oltreché ridurre l’italianità della città, creare il terzo stato (trialismo) dell’Impero, quello slavo ed incorporarvi la città. E incominciano, con l’illusione di costituirlo, artificiosi insediamenti continuati massicciamente, nel primo decennio del 1900, come risulta dai censimenti austriaci del 1900 e 1910.

Nel 1868 una manifestazione di protesta si conclude con l’uccisione di Rodolfo Parisi e il ferimento di quattordici persone da parte delle guardie austriache. Nel 1881 viene fondato il giornale Il Piccolo.Gli associati delle tante società, fra cui cito Ginnastica, Filarmonica, Minerva, Propatria, sono desiderosi di congiungersi alla Madre Patria. Dopo la chiusura di queste società da parte dell’Austria, sono rifondate con altro nome. Sorge la Lega Nazionale (1891).

Il giovane Guglielmo Oberdan nel 1882 viene impiccato perché reo di intenzione. Al “Circolo artistico” viene affidata l’organizzazione di concorsi annuali di canzoni anche dialettali che, dal 1890, avendo trovato sempre maggior consenso, si svolgeranno al teatro Rossetti. Ricordo l’ “Inno della Lega”, “Lassè pur. che i canti e subi”, l’ “Inno a S.Giusto”, “Cari Stornei”, “La campana di S.Giusto”.
L’Edinost, giornale sloveno favorito dall’Austria, scrive il 7 gennaio 1911: “Non abbandoneremo la nostra lotta fino a quando non avremo sotto i piedi, ridotta in polvere, l’italianità di Trieste. Fino ad ora la nostra lotta era per l’uguaglianza, domani diremo agli Italiani che la nostra lotta è per il dominio. Non cesseremo finché non comanderemo noi. L’italianità di Trieste, che si trova agli sgoccioli, festeggia la sua ultima orgia prima della morte. Noi, sloveni, inviteremo domani questi votati alla morte, a recitare il confiteor.” Se non altro, erano parole chiare.

Nel 1913 una manifestazione per ottenere l’istituzione dell’Università italiana viene soffocata con molti arresti. Sarà nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, che vengono distrutte, ed alcune incendiate, varie sedi fra cui quella del Piccolo, della società Ginnastica ed anche il caffè S.Marco. Più di mille triestini e istriani si arruolano nelle file dell’esercito italiano rischiando la forca (si veda Nazario Sauro) ed alcuni meriteranno la medaglia d’oro al valor militare. Il 3 novembre 1918 migliaia di triestini, dopo tre giorni di attesa sulle rive, accolgono festosi l’arrivo del cacciatorpediniere Audace: l’Italia, tanto desiderata, è arrivata!

L’11 luglio 1920: a Spalato vengono colpiti a morte Tommaso Gulli e Aldo Rossi, rispettivamente Capitano di Corvetta e fuochista della nave Puglia, che moriranno il giorno dopo. Il giorno 13 luglio 1920 segue una manifestazione italiana in piazza dell’Unità contro le uccisioni di Spalato e per mano serba viene ucciso il giovane Giovanni Nini. I manifestanti allora si recano verso l’Hotel Balcan (grande albergo con ristoranti e sale di ritrovo e vari appartamenti) sede di Iugoslavisti e presenti, in alcune stanze, gli sloveni. In una sparatoria, partita dal secondo piano, viene ferito mortalmente il tenente Luigi Casciana, che morirà poche ore dopo. Ci sono anche numerosi feriti. L’incendio è partito dall’alto, dall’interno dell’edificio. La propagazione del fuoco è facilitata dagli esplosivi quivi depositati, infatti, per la durata di tre ore, si sentono scoppi di bombe a mano e di munizioni, come da testimonianze ufficiali.

Nel 1930 autori di vari atti di terrorismo, quali attentati ad asili, a scuole, a caserme ed al Faro della Vittoria, accusati della morte del redattore Guido Neri, vengono processati e condannati alla pena capitale. Erano appartenenti al TIGR (volevano che diventassero slave Trieste, l’Istria, Gorizia e Fiume- oggi Rijeka). Questa condanna era, anche a giudizio di osservatori stranieri, legittima e conforme a leggi vigenti in Paesi europei come ad esempio l’Inghilterra.

Trieste, alla fine della seconda guerra mondiale, dal primo maggio 1945, subisce 40 giorni di terrore da parte dell’occupatore jugoslavo: deportazioni di migliaia di persone, in gran parte infoibate altre avviate a durissimi campi di concentramento, massacri, rapine… Da ricordare, il 5 maggio, giorno in cui una marea di persone si avvia lungo il corso Italia verso la piazza Goldoni, cantando inni italiani, quando la raffica di una mitragliatrice lascia sul terreno cinque morti e dieci feriti. Gli Alleati, giunti il 2 maggio, assistono impotenti e, probabilmente, in seguito ad interventi del maresciallo Alexander presso lo stato Maggiore Interalleato, riescono il 12 giugno a far lasciare la città agli occupatori. Nei mesi di luglio ed agosto gli Alleati estraggono dalla foiba di Basovizza 450 metri cubi di resti umani; per le gravi cause igieniche, sono costretti a chiuderla. Esperti stabiliscono che essa contiene ancora circa 300 metri cubi di salme. Tante altre foibe esistono nel circondario.

Il 3 ed il 4 novembre del 1953 vedono altri morti. Durante una manifestazione vengono uccise dalla Polizia Civile due persone: il quindicenne Piero Addobbati ed Antonio Zavadlil e nella manifestazione successiva altre quattro: Erminio Bassa, Nardino Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia.

Nel 1954, con il Memorandum di Londra, solamente a Trieste, fra un tripudio di folla, ritorna l’Italia. In questo atto l’Italia si impegna a “mettere a disposizione i fondi per la costruzione e l’arredamento di una nuova sede culturale in via Petronio” ed il ministro jugoslavo A. Bebler sottolinea che “questo gesto dovrebbe sostituire il Narodni Dom incendiato dai fascisti nell’anno 1920. Con questo si pone rimedio ad una delle gravi conseguenze delle violenze fasciste in un recente passato”.

Nel 1975, la Slovenia, allora regione jugoslava, con il Trattato di Osimo, ha incorporato cittadine italianissime come Capodistria, Isola, Pirano, assicurandosi lo sbocco al mare e non restituendo, a chi era stato costretto a fuggire, “né una casa né un mattone”. Dal 1971 la comunità slovena, che risultava essere del 5,72% a Trieste e dell’8,23% in provincia, non si fa censire. Da notare che questo è ritenuto indispensabile dalla Convenzione Quadro per la protezione delle minoranze del 1995, firmata anche dalla Slovenia.

I triestini, sotto il giogo straniero, anche se perseguitati, sono riusciti a difendersi e a mantenere la propria identità cristiana e italiana. La caratteristica di questa città è proprio la capacità di accogliere chiunque vi venga a vivere, per qualunque ragione (Ebrei, Austriaci, Greci, Tedeschi, Armeni, Serbi) condividendo la lingua e la cultura italiana, pur nella libertà ed il rispetto delle origini e della storia di tutti. Si vedano per esempio la Sinagoga, la Chiesa armena, le Chiese greco-ortodossa e serbo-ortodossa.

Oggi costituisce un ulteriore oltraggio alla verità storica ed alla giustizia concedere la sede di una facoltà dell’Università degli Studi di Trieste, in presunta riparazione di gravissimi fatti accaduti 100 anni fa, di cui non sono chiari tutti gli aspetti quali la reale proprietà, la destinazione d’uso, l’origine dell’incendio, le esplosioni succedute per tre ore; e questo avviene dopo che già si era provveduto ad un oneroso risarcimento con la costruzione di un edificio. È improponibile inoltre che gli Italiani si trovino a rendere omaggio ai fucilati di Basovizza.

La mancanza di dignità di fronte a chi non nasconde che vuole anche Trieste, dopo aver avuto l’Istria, reca un profondo dolore. Non è questa l’Italia tanto sognata, desiderata, amata dai Triestini. La Pace e la Fratellanza hanno il loro fondamento nella Giustizia.

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