Cronache

"Quelle intercettazioni...". E il caso Grillo slitta ancora

L'udienza preliminare è stata rinviata al 26 novembre: chieste le trascrizioni delle numerose chat, telefonate e traduzioni depositate da accusa e difesa

"Quelle intercettazioni...". E il caso Grillo slitta ancora

Il caso Ciro Grillo slitta ancora. È stata rinviata al 26 novembre prossimo l'udienza preliminare nel tribunale di Tempio Pausania che deve pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per il figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle e per i suoi tre amici genovesi, accusati da Silvia (nome di fantasia) di averla costretta a una serie di rapporti sessuali contro la sua volontà: il gup Caterina Interlandi dovrà decidere se mandarli a processo o meno. I legali della difesa hanno ritenuto opportuno iniziare la discussione davanti al gup solo dopo tutte le trascrizioni delle numerose chat, telefonate e traduzioni depositate da accusa e difesa.

La trascrizione delle intercettazioni

Le parti civili e alcune difese hanno chiesto la trascrizione di diverse intercettazioni che ancora non erano state trascritte negli atti a disposizione delle parti. A questo punto la gup ha deciso di dare ulteriori giorni per poter trascrivere le intercettazioni sia ambientali sia telefoniche.

Salta così anche l'udienza che il cronoprogramma comunicato il 9 luglio scorso prevedeva per il 12 novembre. Si va direttamente a quella fissata per il 26 novembre. Il perito incaricato delle trascrizioni dovrà provvedere a depositarle il 15 novembre (invece che il 25, come stabilito inizialmente) per evitare il rischio di ulteriori rinvii.

I fatti risalgono alle ore trascorse tra il 16 e il 17 luglio 2019, con la giovane studentessa che ha accusato Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria per i rapporti sessuali a cui - secondo la sua versione - sarebbe stata costretta. Grillo&Co hanno però sempre sostenuto il contrario, ovvero che lei fosse consenziente. I quattro amici hanno deciso di restare a Genova ed essere rappresentati in aula dai loro legali.

In aula Giulia Bongiorno, legale di Silvia. Presenti all'udienza preliminare tutti i legali dei quattro ragazzi: Enrico Grillo e Andrea Vernazza per Ciro Grillo; Ernesto Monteverde e Mariano Mameli per Edoardo Capitta; Alessandro Vaccaro per Vittorio Lauria; Gennaro Velle per Francesco Corsiglia.

Il 26 si chiude l'udienza?

Viene da chiedersi se venerdì 26 novembre sia davvero l'occasione giusta per arrivare a una decisione. In tal senso si è espresso Gregorio Capasso, procuratore capo di Tempio Pausania: "Senza entrare nel merito della vicenda, penso che il 26 novembre l'udienza preliminare potrebbe terminare".

Oggi le parti hanno chiesto la trascrizione di ulteriori atti, tra cui intercettazioni e chat. Capasso ha riferito all'Adnkronos che "si tratta di atti e di documenti già depositati". Questa ulteriore attività "verrà adesso consacrata in una forma più ufficiale che è quella della perizia". Per Capasso è una attività "che si svolgerà a breve termine" e crede che "non comporterà particolari difficoltà".

Il rito ordinario

Andrea Vernazza, legale di Ciro Grillo, lasciando il tribunale di Tempio Pausania ha fatto sapere di aver "preannunciato il rito ordinario". Proprio come scritto dalla stampa nei giorni scorsi. Vernazza, in riferimento alla prossima udienza, ha precisato che "formalizzeremo la scelta del rito ordinario il 26 novembre". Non ci sarà dunque il ricorso al rito abbreviato, che avrebbe garantito lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

Bongiorno: "Una prova dura"

A prendere parola prima dell'udienza preliminare è stata Giulia Bongiorno, legale che difende la ragazza italo-norvegese. L'avvocato ha messo in evidenza quanto sia doloroso fare i conti costantemente con quanto accaduto, denunciando che "ogni volta che si parla sui giornali di questa vicenda per la mia assistita è come spargere sale sulla ferita". Infatti ha aggiunto che "l'enfatizzazione che c'è stata a livello mediatico" rappresenta "una prova dura" per la sua assistita.

La Bongiorno ritiene che quella del rito ordinario sia "una scelta legittima su cui non mi sentirete mai esprimere un giudizio", ma fa notare che inevitabilmente il protrarsi della vicenda "è per la mia assistita una ferita su cui viene aggiunto sale".

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