Coronavirus

Farmaco anti-Ebola per Covid? Ecco tutta la verità sugli effetti

Il farmaco antivirale Remdesivir, creato in funzione anti-ebola, negli Stati Uniti viene lanciato sul mercato in funzione anti-covid, molti però sono i dubbi che permangono sulla sua reale efficacia nel combattere il Coronavirus

Farmaco anti-Ebola per Covid? Ecco tutta la verità sugli effetti

L'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica internazionale è concentrata da alcuni giorni sul Remdesivir, il farmaco antivirale nato per combattere il virus Ebola e che ora, la Food and drug adminstration, l'organismo statunitense di controllo sui farmaci , ne ha autorizzato l'utilizzo nella cura del coronavirus spiegando in un comunicato che: ''è ragionevole pensare che il Remdesivir possa essere efficace nel trattamento del Covid-19, e che, dato che non esistono trattamenti alternativi adeguati, approvati o disponibili, i benefici noti e potenziali, superano i rischi noti e potenziali''.

Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dallo Studio Ovale ha dichiarato: "Si tratta di una terapia importante per il trattamento dei pazienti Covid ricoverati in ospedale'' Aggiungendo poi che la Fda ha dato il via libera al farmaco con la procedura d'emergenza, e ciò significa che è consentita la distribuzione e la somministrazione di Remdesivir negli Stati Uniti a quei pazienti con Covid-19 che necessitano di una terapia con l'ossigeno o di un supporto respiratorio più intenso. Parole e toni entusiastici che sono stati supportati dal virologo della Casa Bianca Anthony Fauci, il quale ha dichiarato che ''il Remdesivir accelera la guarigione dei malati gravi e riduce il tasso di mortalità''. Nelle ultime ore, tra l'altro, la questione relativa al Remdesivir è sbarcata anche in Europa visto che il Comitato per i medicinali per uso umano (Champ) dell'Ema (Agenzia europea del farmaco) ha avviato una "revisione periodica'' rapida dei dati sull'uso del Remdesivir e l'Ema ha annunciato che ''la valutazione del Remdesivir è iniziata''.

Ma per comprendere di cosa si tratta occorre fare un passo indietro e innanzitutto cercare di comprendere che cosa sia il Remdesivir.

Il Remdesivir è un farmaco sperimentale antivirale, prodotto dalla compagnia farmaceutica americana Gilead Sciences, e nato come trattamento per i pazienti colpiti dal virus ebola. Il farmaco è stato sottoposto a test clinici durante l'epidemia di ebola che si è sviluppata in Africa Occidentale nel 2013 e che ha provocato 11mila morti. I risultati si sono dimostrati promettenti e nel 2018, quando è scoppiata l'epidemia di ebola nella regione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, è stato utilizzato in situazioni di emergenza. Nel 2019 però i funzionari sanitari congolesi hanno dichiarato che il farmaco era meno efficace rispetto ai trattamenti con anticorpi monoclonali che sono spesso usati per curare il cancro e che hanno un impatto più significativo nell'abbattere i tassi di mortalità rispetto al Remdesivir.

Con il propagarsi della pandemia Covid 19, il Remdesivir è stato però di nuovo preso in considerazione e la Gilead ha avviato i test per provarne l'efficacia, dal momento che si era rivelato performante contro la SARS e e il Mers-CoV. Durante gli studi condotti sugli animali, importante precisarlo, i ricercatori avevano riscontrato che il Remdesivir blocca, per quel che riguarda il Mers-CoV (Middle East Respiratory Syndrome), un particolare enzima che è necessario per la replicazione virale. La speranza degli scienziati è quindi che l'effetto possa essere analogo anche nella lotta al Coronavirus.

Dopo che Anthony Fauci ha espresso parole ottimistiche e speranzose riguardo l'utilizzo del farmaco, che deve essere somministrato tramite iniezione una volta al giorno per 10 giorni, c'è stato un picco di richieste, anche se al momento non è ancora stato approvato da tutte le autorità sanitarie mondiali. Molte infatti sono ancora le ombre che aleggiano intorno all'effettiva efficacia del Remdesivir. Innanzitutto lo studio elogiato da Fauci è relativo a una sperimentazione condotta da Gilead negli USA e supportata dal National Insitute of Allergy and Infectious Diseas durante la quale, a 1.063 pazienti, sono stati somministrati Remdesivir o un placebo. Il tempo di recupero è stato in media di 11 giorni tra coloro che hanno ricevuto il farmaco, rispetto a 15 giorni per coloro che hanno ricevuto il placebo, però non c'è stato un miglioramento statisticamente significativo nel tasso di sopravvivenza tra i due gruppi. Al New York Times il dottor Fauci ha spiegato che i risultati dello studio hanno ancora bisogno di essere adeguatamente rivisti, ma si è dichiarato ottimista sul fatto che Remdesivir possa divenire "lo standard di cura" per i pazienti con Covid-19. Un'esternazione che ha trovato appoggio e supporto nella Casa Bianca ma non si può dire altrettanto per quel che riguardo la comunità medico scientifica internazionale. Steven Nissen, cardiologo della Cleveland Clinic che ha condotto dozzine di studi clinici, sempre sulle colonne del quotidiano statunitense, ha chiesto: "Dove sono i dati? Gli scienziati dovranno vedere anche i dati sui danni associati al farmaco per valutarne i benefici. E' una questione troppo importante per essere gestita in modo così approssimativo". Gideon Meyerowitz-Katz, epidemiologo presso l'Università di Wollongong, ha affermato al The Guardian che ''è importante notare che lo studio completo non è stato ancora pubblicato e che, sebbene abbia dimostrato che i pazienti a cui il farmaco è stato somministrato abbiano recuperato più rapidamente, i ricercatori però hanno ampliato la loro definizione di "recupero" in tutto il processo''. Tralasciando i tecnicismi ha poi aggiunto:"Ad esempio hanno incluso le persone che erano ancora in ospedale nella loro cifra" recuperata ", quindi fino a quando non vedremo la ricerca pubblicata completa non possiamo sapere se questa scelta sia stata giustificabile o meno".

Uno dei più autorevoli magazine scientifici, The Lancet, ha pubblicato inoltre uno studio condotto sul Remdesivir a Wuhan, in Cina. I ricercatori hanno testato solo 200 pazienti poi, a causa anche del lockdown, le ricerche sono state interrotte, ma gli scienziati hanno dichiarato che lo studio non mostra alcun beneficio statisticamente provato del miglioramento della salute o della riduzione del tasso di mortalità nei pazienti con Covid-19 e hanno concluso dicendo che i loro risultati richiedono conferma da studi più ampi.

Alla luce delle analisi condotte negli Usa e in Cina, Elena Schneider-Futschik, del dipartimento di farmacologia dell'Università di Melbourne, si è così espressa, intervistata dal quotidiano londinese The Guardian: ''Attualmente non è chiaro chi beneficia di Remdesivir. Aiuta i pazienti che si sarebbero comunque ripresi, a riprendersi più rapidamente? Remdesivir è più vantaggioso per i pazienti più giovani rispetto a quelli più anziani? In quale fase dell'infezione il trattamento produce i migliori risultati? Spero che lo studio clinico globale risponda a queste domande. " E il professore di malattie infettive presso l'Università nazionale australiana Peter Collignon ha infine chiosato: ''Il tasso di mortalità per questo virus è terribile e vogliamo che diminuisca.

Questo farmaco può avere alcuni benefici, ma dai dati che abbiamo ora emerge chiaramente che non sarà la risposta principale".

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