Cronache

La rete di Anis Amri in Italia: espulso un tunisino a Catania

Sayed Yacoubi aveva fornito una scheda telefonica ad Amri. Il mese scorso arrestati altri due islamisti in contatto col killer di Berlino

La rete di Anis Amri in Italia: espulso un tunisino a Catania

Si chiude il cerchio sulla rete che Anis Amri, l'islamista che lo scorso 19 dicembre aveva colpito un mercatino di Natale a Berlino ammazzando dodici persone. La Digos di Roma e Catania sono, infatti, riuscite a risalire a un altro tunisino, Sayed Yacoubi, che gli aveva fornito la scheda telefonica all'uscita di questi dal Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta. L'immigrato, che aveva contatti anche con altri musulmani radicalizzati, è stato espulso oggi dall'Italia (guarda il video).

La rete di Anis Amri in Italia

Quando Amri è stato freddato davanti alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, cittadina alle porte di Milano, in un conflitto a fuoco notturno con una pattuglia della polizia di Stato, in molti si erano chiesti se il terrorista islamico si trovasse in Italia soltanto di passaggio o se nel Belpaese avesse anche una rete su cui fare affidamento per lasciare l'Europa dopo aver insanguinato un mercatino di Natale a Berlino. I risultati delle indagini hanno portato ad accendere i riflettori su svariati soggetti che sono stati a lungo in contatto con Amri. Alla fine di aprile un'operazione antiterrorismo denominata "Transito silente", condotta dalla Digos di Brindisi, aveva fatto scattare le manette ai polsi di Nkanga Lutumba, un congolese di 27 anni residente in Germania ma che in passato era transitato dal Centro di permanenza per rifugiati di Restinco, in provincia di Brindisi. Per gli inquirenti faceva parte di una cellula salafita che opera a Berlino e che ha aderito all'ideologia dello Stato islamico. Nella stessa occasione era stato arrestato anche un altro membro della cellula di Berlino: il 22enne marocchino Amri Soufiane che, prima di essere espulso dal territorio italiano, aveva avuto contatti proprio con Anis Amri.

La scheda telefonica italiana

Sayed Yacoubi è stato rintracciato a Torino. Nato a Oueslatia in Tunisia nel 1981, viveva da clandestino in Italia mascherandosi dietro a diversi alias. Il 30 aprile scorso era partito da Belpasso, in provincia di Catania, e stava cercando di lasciare frettolosamente l'Italia per raggiungere una connazionale che vive in Francia e che si era già attivata per fargli avere i soldi necessari ad attraversare il confine clandestinamente. Il tunisino è stato arrestato lo scorso 2 maggio dopo una capillare attivita della Digos di Catania in collaborazione con la procura della Repubblica di Roma e la polizia del capoluogo piemontese. Dalle indagini è emerso che aveva fornito ad Amri, all'uscita dal Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta, una scheda telefonica che il jihadista di Berlino ha usato nell'estate del 2015. Sayed Yacoubi aveva mantenuto i contatti anche dopo il trasferimento di Amri a Latina e nella Capitale, da dove era poi partito per la Germania.

I contatti di Sayed Yacoubi

La capillare analisi del traffico telefonico sulle utenze intestate a Sayed Yacoubi ha evidenziato anche contatti con islamisti altrettanto pericolosi. Tra questi c'è anche un altro tunisino che l'islamista espulso oggi aveva conosciuto a Belpasso ma che ora vive a Berlino. Si tratta di un altro amico di Amri che spunta nell'ambito del medesimo contesto investigativo come elemento attestato su posizioni integraliste, tanto che la sua abitazione era stata già perquisita dalla Digos di Catania lo scorso 3 gennaio. Yacoubi era entrato in contatto anche con il connazionale 40enne Ben Brahim Tarak che, dopo aver vissuto a lungo a Ragusa, era stato espulso dall'Italia nel luglio del 2015 sia per i diversi precedenti penali in materia di stupefacenti sia perché a casa su era stato trovato un manoscritto che conteneva versi estrapolati dal Corano e che inneggiavano all'ortodossia islamica. "Anche lui - spiega la questura di Catania - era entrato in contatto con Amri durante la permanenza al Cie di Caltanissetta dove avevano stretto amicizia".

Il tentativo di fuga

Lo scorso 30 aprile, prima di allontanarsi in compagnia di una connazionale, risultata poi estranea alle indagini, Sayed Yacoubi viveva in un piccolo casolare nell'entroterra di Belpasso. E in quelle campagnie svolgeva, saltuariamente, lavori nei campi. Manteneva una condotta molto riservata e utilizzava le diverse applicazioni di messaggistica con traffico dati per eludere eventuali attività investigative delle forze dell'ordine.

Secondo gli inquirenti Yacoubi, che fino al giorno prima parlava al telefono di lavori che gli erano stati commissionati, avrebbe deciso di tentare la fuga dopo aver saputo del recente rimpatrio, sempre a seguito di indagini della Digos di Catania, dell'egiziano Ashraf Mohamed Gamaleldin Mohamed Aly Omar.

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