La procura di Roma sta indagando sul suicidio del giovane di 21 anni che si è ucciso ieri nella Capitale, lanciandosi dall'undicesimo piano dell'ex pastificio di via Casilina. Il lavoro degli inquirenti dovrà fare luce sulle circostanze che hanno portato il ragazzo ad uccidersi, accusando l'Italia di "essere un paese omofobo".
In una lettera che il 21enne ha lasciato, prima di lanciarsi dall'11 piano, un'accusa ben precisa contro un'Italia "libera", ma dove "esiste l'omofobia". "Chi ha questi atteggiamenti - si legge nell'ultimo messaggio del suicida - deve fare i conti con la propria coscienza".
Al momento il fascicolo, aperto dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal sostituto Antonio Clementi, non contiene indagati, si ipotizza invece il reato di istigazione al suicidio. Nell'ultimo messaggio, il 21enne fa riferimento a vessazioni a cui sarebbe stato soggetto negli ultimi mesi.
Tra gli elementi che gli inquirenti dovranno chiarire c'è anche la scelta del luogo del
suicidio. Il giovane, residente a Centocelle, si è lanciato dall'undicesimo piano di un palazzo nella zona di via Casilina. Il lavoro della scientifica ha già escluso che il 21enne si trovasse in compagnia di altre persone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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