Politica

Salvini e Berlinguer compagni per caso

Il Pd non ha più una linea politica, una ideologia, uno zainetto di valori di riferimento, né uno straccio di memoria. Ma, come accade ai vecchi cicisbei quando si accorgono che la giovane moglie gli mette le corna, si ingelosisce.

Salvini e Berlinguer compagni per caso

Il Pd non ha più una linea politica, una ideologia, uno zainetto di valori di riferimento, né uno straccio di memoria. Ma, come accade ai vecchi cicisbei quando si accorgono che la giovane moglie gli mette le corna, si ingelosisce. Nel caso odierno, di un indirizzo. Sia un indirizzo stradale via delle Botteghe Oscure sia di un indirizzo politico: quello della rappresentanza di chi lavora, sia come operaio che come artigiano. Se lo fai, si indignano e ieri si sono altamente indignati con alti lai, perché Matteo Salvini, che è anche un provocatore sornione, ha fatto davanti alle telecamere della Sette una dichiarazione buttata là con aria distratta, ma che è esplosa in casa dem come un petardo. Il fatto è che la Lega a Roma ha una nuova sede e indovinate dove? Bravi. Proprio lì; a via delle Botteghe Oscure. Per i più giovani questo indirizzo non dice nulla perché sono passati un bel po' di anni: ma c'era una volta un grande palazzone in via delle Botteghe Oscure (un palazzone di architettura fascista, benché nel pieno centro storico di Roma a un passo dal Campidoglio e da piazza Venezia) in cui abitava tutto intero il grande Partito Comunista Italiano del tempo che fu. Grande come un ministero. I giornalisti ci hanno bivaccato dentro ad ogni elezione.

Dal balcone si vedevano i dirigenti. Si saliva su con ascensori e scale perché il partito che fu di Gramsci (poco) Togliatti (moltissimo) Longo (un po') e infine di Berlinguer aveva un sacco di soldi che non guadagnava con le pizzette vendute ai congressi e alle feste dell'Unità, ma che venivano direttamente da Mosca, più esattamente dall'ufficio del signor Ponomariov che le invaligiava prima di consegnarle al corriere di turno che poi le riportava indietro per cambiare i dollari (di Mosca) in lire. Il Pci era ricco e se lo poteva permettere, quando cadde l'Urss, cadde anche il tenore di vita e i comunisti dovettero alla svelta cambiare nome, indirizzo e numero di telefono. E trovarono una abitazione più pratica e modesta a via del Nazareno. Ma il Bottegone, come lo chiamavamo, era un'altra cosa e aveva quel fascinoso nome: le botteghe oscure, molto oscure. Oggi che succede? Che la Lega abbia aperto bottega proprio alle botteghe oscure, anche se sul marciapiede di fronte. Ma è sempre un bell'indirizzo. Così, è successo che Matteo Salvini, secondo noi sapendo benissimo di lanciare un sasso in piccionaia o nel vespaio, si è fatto intervistare come nuovo residente politico alle botteghe oscure e ha detto più o memo che si sentiva erede della parte buona del vecchio indirizzo del Pci, visto e considerato che «I valori di una certa sinistra che fu, quella di Berlinguer, cioè i valori del lavoro, degli artigiani, sono stati raccolti dalla Lega, se il Pd chiude Botteghe oscure, e la Lega riapre io sono contento, è un bel segnale».

Apriti cielo, o anche chiuditi. Tutto l'ex mondo comunista nazionale si è sentito punto sulla punta del naso. Senso dell'umorismo, zero. Intelligenza svelta, assente. Persino Matteo Renzi, che avrebbe potuto con vantaggio stare semplicemente zitto, non s'è saputo tenere e ha solennemente dichiarato che «se Salvini è l'erede di Berlinguer, allora io sono Giulio Cesare», che è un paragone un po' infantile e del cavolo. Su Twitter, una tempesta di sabbia, I social in gran ronzio, ma proprio da queste reazioni infantili, rissose, indispettite, si capisce quanto quello che oggi abita altrove non abbia la più pallida idea di che cosa fosse e di che spessore fosse il Pci di Enrico Berlinguer, non parliamo di Togliatti. Salvini ha detto una cosa tanto innocua quanto vera: da anni gli operai del Nord, il Cipputi di Altan per intendersi, votano per lo più Lega. O a destra. Perché? Il vecchio partito, quando aveva una testa sul collo, se lo chiedeva e si dava anche delle risposte.

Ad esempio, Enrico Berlinguer aveva un problema storico e politico molto importante: voleva sganciarsi del tutto dall'Urss, ma non riuscì mai a farlo fino in fondo rimanendo sempre «in mezzo al guado», incapace di interrompere il «fraterno aiuto» della valigetta da Mosca, che erano pur sempre un sacco di soldi. E lo fece affermando che «la Rivoluzione d'Ottobre aveva perso il suo carattere propulsivo» e che dunque il partito doveva attingere altrove i propri valori. Fu così che Berlinguer creò come nuovo elemento identitario la questione morale e il moralismo, persino sessuale, come carattere identitario comunista: meno Carlo Marx e più Santa Maria Goretti. Fu diffusa la leggenda secondo cui i comunisti erano i nuovi ariani del bene e che tutti gli altri erano corrotti e corruttori, finché non vennero a galla in ritardo i loschi affari del mondo comunista. Ma per passare dal cavallo rivoluzionario a quello moralista, Berlinguer si occupò un po' meno di operai e molto di più di faccende sociali. Però quando voleva far scena andava a comiziare all'uscita dei cancelli della Fiat, cosa che Salvini neanche volendo può più fare. Ma insomma: non è successo niente, salvo una magra figura indispettita dei piddini.

Su una cosa il Pd di oggi è identico al Pci delle Bottegone Oscure: la totale, radicale, marmorea mancanza di senso dell'umorismo e di leggerezza.

È così che hanno perso quella classe operaia e artigianale che gli ha voltato le spalle e adesso aspetta di vedere se e che cosa saprà fare Salvini, dalle Botteghe un po' meno oscure.

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