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Salvini non mollare

Ricatto grillino alla Lega: sì alla prescrizione o salta il dl sicurezza. "Congelato" il vertice, Carroccio furioso ma pronto a cedere

Salvini non mollare

È meglio chiarire subito un punto. Essere contrari all'abolizione della prescrizione giudiziaria non vuole dire essere favorevoli all'impunità, come sostengono oggi i Cinquestelle indottrinati da magistrati amici, come Davigo e Di Matteo, paladini del giustizialismo senza limiti. Semmai è l'esatto contrario, perché i requisiti della giustizia non possono prescindere da due certezze: quella dei tempi e quella della pena, già oggi in Italia talmente in bilico da procurare periodici richiami e sanzioni da parte della Corte europea.

Per inciso, un ombrello protettivo da sentenze sgradevoli se lo sono aperti nel loro piccolo sia il promotore della legge forcaiola oggi in discussione (quel Di Maio che si avvalse dell'immunità parlamentare in una causa intentata contro di lui da un gruppo di giornalisti) sia il suo primo sostenitore (quel Marco Travaglio che non rinunciò alla prescrizione per schivare una condanna certa).

Ricordo queste inezie così, tanto per evitare di essere presi per i fondelli gratis. Come ricordo che Matteo Salvini andrà presto a giudizio per vilipendio, avendo definito solo due anni fa la magistratura italiana «una vera schifezza». Mi chiedo come possa fare oggi il leader della Lega ad avallare una legge che dà ancora più poteri a una «magistratura schifezza» che di fatto ne ha dettato il testo.

Dovremmo opporci tutti al solo fatto che una legge sulla giustizia sia imposta dai magistrati, che sono una parte del processo, non il processo. Vogliamo rivedere le norme che regolano la prescrizione? Bene, ma mi sentirei garantito solo se contemporaneamente si varasse la separazione delle carriere tra pm e giudici, la responsabilità civile dei magistrati e azioni disciplinari serie e trasparenti per chi di loro non si comporta in base ai criteri tecnici ed etici che il ruolo impone loro. Perché è inutile cambiare le regole del fuorigioco se si permette all'arbitro di essere di parte, fuori forma, incapace o anche solo impunemente distratto.

Se Matteo Salvini avesse la forza di imporre una simile riforma fallita da tutti i suoi predecessori

passerebbe alla storia. È che questa forza, personale e politica, non ce l'ha, ed è inutile oggi girarci attorno. Che almeno non metta la sua firma su un provvedimento oscurantista.

O, per usare le sue parole, su «una schifezza».

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