È possibile andare in pensione a cinquantadue anni con trentacinque di anzianità, pur non avendo lavorato praticamente mai? Al pensionato sardo Carlo Cani è successo. E tutto nell'alveo della legalità. La storia arriva da Cagliari e viene raccontata da La Nuova Sardegna.
Cani è un ex minatore, che però del lavoro in miniera ha conosciuto pochissimo: "Là sotto stavo troppo male. Sin dall'inizio io e il carbone non abbiamo legato. E allora andavo dai medici -ride - chiedevo cure, capivano, mi accontentavano. Fino alla cassa integrazione. Era il 1993, una liberazione. Poi la mobilità e addio."
Una storia raccontata con candore, che però riesce a stupire - è palpabile - anche lo stesso cronista de La Nuova Sardegna, che per Cani conia l'efficace definizione di "ammortizzatore sociale vivente". Anni trascorsi tra malattie, cassa integrazione, mobilità, e per finire il pensionamento, ottenuto con le prerogative di chi ha svolto un lavoro usurante.
Lavoro che però ha effettivamente svolto per poco tempo: "Il sottosuolo...per me era impossibile farcela, quel buio, mi mancava il respiro - racconta Cani - Mi inventavo di tutto, amnesie, dolori, emorroidi, camminavo sbandando come fossi ubriaco. O forse, a pensarci bene, qualche volta lo ero davvero. Mi capitava di urtare la parete con un pollice, impossibile lavorare con un pollice gonfio. Altre volte mi finiva la polvere in un occhio, avevo sempre un occhio pieno di polvere. E il collo, mesi passati con il collare per tenere a bada una maledettissima cervicale. Ma la verità è che non ce la facevo, la miniera non era roba per me."
Nel 1980, spiega Cani, al suo paese spettava un'assunzione in Carbosulcis: lui era il secondo graduatoria, il primo rinunciò e così fu assunto: ma gli attacchi di claustrofobia iniziarono già durante le discese di prova. E così presero il via le visite mediche, i periodi di malattia, i trasferimenti a mansioni meno pesanti: fino a che, nel 1993, iniziarono tredici anni di cassa integrazione fino al pensionamento, nel 2006.
Nel frattempo, Cani ha avuto modo di coltivare la sua grande passione per il jazz, che gli ha guadagnato il soprannome di "Charlie Dogs", coniato per lui dal trombettista Lester Bowie. "Meglio il suono del sax che quello del motopicco, la musica ha sempre alimentato la mia creatività, anche quando mi presentavo all'Inail per i controlli sanitari", chiosa Cani.
Una storia che rischierebbe di apparire curiosa, a non
leggere i commenti dei "colleghi" minatori a margine dell'articolo: commenti che raccontano la rabbia di un popolo che le pensioni, troppo spesso, non le vede nemmeno dopo anni di miniera, pozzi e scavi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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