"Le sardine come i primi cristiani? Insulto alla fede dei martiri"

Le sardine non possono essere paragonate ai primi cristiani. Ne è sicuro il padre passionista Francesco Solazzo, che elogia invece Ruini per il tentativo di dialogo con la Lega

"Le sardine come i primi cristiani? Insulto alla fede dei martiri"

Le "sardine" come i primi cristiani: in alcuni ambienti ecclesiastici non c'è alcun timore di presentare questo paragone. Da alcune alte sfere del Vaticano, passando per i cosiddetti "preti di strada": parte della Chiesa cattolica italiana rintraccia elementi di positività nella nascita e nello sviluppo di questo movimentismo di piazza. Ma non tutti i cattolici stanno dalla parte delle "sardine". E anche all'interno dell'Ecclesia persistono alcune perplessità. Come quelle del passionista padre Francesco Solazzo, che abbiamo intervistato.

Padre Francesco, alcuni ambienti ecclesiastici sembrano rintracciare elementi di positività nelle “sardine”. Eppure c’è chi non le ritiene affatto in linea col pensiero cattolico... Lei cosa ne pensa?

La prima cosa che mi lascia perplesso è il nome. Gli aderenti di questo movimento sono paragonati a dei pesci che sono uguali l’uno all’altro, che si riuniscono in numerosi banchi, che finiscono per essere facili ad individuarsi ed essere catturati. Insomma, tutto rimanda alla spersonalizzazione. È l’apoteosi del passaggio dalla società di massa alla "a-società" (mi si passi il neologismo) che vediamo nei nostri tempi, un agglomerato di solitudini. Dinnanzi al Dio in tre Persone che tutti crea in modo unico e irripetibile, è certamente un fattore negativo.

Pensa che tutti quei “pretendiamo” all’inizio del manifesto programmatico delle “sardine” siano condivisibili?

I nostri vecchi dicevano: “L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re”. Ma c’è la questione ben più seria della partecipazione. A questo principio il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (Cdsc) dedica un intero paragrafo. Su di essa si fonda la collaborazione al bene comune dei vari corpi sociali ed è un dovere dei cittadini: esso è "uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici, oltre che una delle maggiori garanzie di permanenza della democrazia" . La pretesa, opponendosi al principio di partecipazione, è una vera e propria forma di violenza che non può essere tollerata, ma rigettata da tutte le componenti sociali che operano nell’orizzonte politico del Paese.

Crede nella spontaneità di questo movimento, che ora si prepara a trasformarsi in partito?

Nessun movimento, che poi si è trasformato in rivoluzione, è mai stato spontaneo; a cominciare dalla madre della politica contemporanea, la rivoluzione francese, attuata da coloro che avevano la preparazione e le risorse economiche per fare ciò. Essi hanno bisogno di grande organizzazione, che non può essere improvvisata, e anche di risorse che vanno oltre quelle di un giovane lavoratore; anche le collette hanno bisogno di una efficace pianificazione perché portino frutti. Ora, pensare come spontaneo il movimento delle sardine, è ridicolo, se non addirittura disonesto, proprio perché vuole nascondere quel che i fatti rendono palese.

Passiamo ad altro. Che Natale è stato quello appena trascorso? Alcuni pensatori ritengono sia stato un Natale particolarmente interessato da attacchi laicisti...

Da alcuni anni a questa parte, anche questa festa sta subendo l’erosione laicista: pare si voglia cancellare il calendario cristiano dalla società. Si pensa che la persecuzione contro i cristiani riguardi Paesi lontani, ma ora la stiamo vedendo anche qui, nei Paesi c.d. occidentali, quelli la cui cultura è nata proprio dal cristianesimo. Ed è una persecuzione che riguarda molti ambiti, non solo il Natale. Ed un silenzio sconfortante sale dalle gerarchie cattoliche.

Gesù dal corpo “queer”; “Gesù gay”; Gesù “sardina”: monsignor Crepaldi, nella omelia dell’Epifania, si è scagliato contro queste tendenze culturali e teologiche. Lei concorda?

Molti vescovi purtroppo si muovono nell’agone politico adeguandosi al pensiero dominante per paura di apparire, per così dire, fuori moda o addirittura dei conservatori o peggio dei “tradizionalisti” (quest’ultimo, un peccato imperdonabile nell’attuale panorama ecclesiastico italiano, quasi una lebbra!); ma, così facendo, (mi si consenta la forte espressione) non si rendono conto di lasciarsi calar le braghe di fronte al mondo. Ecco, paradossalmente, assistiamo a cristiani perseguitati ovunque, presepi distrutti, chiese e statue sacre (particolarmente in Francia) incendiate e abbattute, i valori cristiani, che hanno costruito le nostre società, ripudiati e rinnegati; e poi una gerarchia ecclesiastica applaudita e blandita dai media. Mons. Crepaldi? È praticamente solo.

Come mai, allora, alcuni ambienti ecclesiastici interpretano lo spirito delle “sardine”, equiparandolo a quello dei primi cristiani?

Spesso si pensa alla Chiesa primitiva come alla Chiesa delle catacombe, ai primi cristiani come clandestini che si muovevano nel sottosuolo della società. Ma se andiamo a vedere la loro vita, quando venivano denunciati e arrestati come cristiani, dichiaravano la loro fede davanti ai tribunali e alle autorità e proclamavano fieramente la regalità di Gesù Cristo. Essi erano veramente città sopra il monte e lampada sul lucernario, altro che Chiesa delle catacombe! Quindi non voglio affatto insultare la fede di migliaia di martiri che lungo la storia hanno testimoniato Cristo col proprio sangue paragonandoli alle sardine.

Padre Francesco, la politica è ancora in grado di difendere i “valori non negoziabili”?

La politica di chi? È questa la vera domanda e la più drammatica. Nello scenario italiano io non vedo chi possa realmente e significativamente difendere i valori non negoziabili.

Vediamo Vescovi preoccupati del dibattito sovranisti-europeisti, immigrazionisti-portichiusisti; ma se si concentrano a fare campagna elettorale su questi temi, chi si occuperà dei valori non negoziabili? Uno degli ultimi che, nella sua carriera, lo ha fatto in modo serio è stato il Cardinal Ruini, ma quando ultimamente l’anziano cardinale è entrato nel dibattito pubblico con un’intervista, sappiamo che improperi si è dovuto prendere!

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