Genova Ancora una volta gli apparati periferici della politica - in questo caso si legga Autorità portuale di Genova - si mettono di traverso e prendono a schiaffi il Salone e i suoi organizzatori. A poche ore dall'apertura, infatti, i signori di Palazzo San Giorgio hanno confezionato una bomba che è esplosa punualmente sul quartiere fieristico. Una decisione discutibile. Anche per la scelta dei tempi. Che cosa è accaduto nel pomeriggio di lunedì scorso? È accaduto che il comitato portuale di Genova ha deciso di concedere solo per un anno gli spazi della nuova darsena ai Saloni Nautici Spa (la nuova società al 50% tra Ucina e Fiera, costituita per la gestione degli eventi nautici) che invece avevano chiesto una convenzione di dieci anni.
E così, quella vela tricolore gonfiata dal vento dell'orgoglio di un intero comparto e simbolo del 54° Nautico, è stata la prima vittima di un assurdo fuoco amico.
Durissime le reazioni: «Siamo concentrati sul Salone Nautico che si inaugura domani (oggi per chi legge, ndr ) - la risposta di Anton Francesco Albertoni, presidente dei Saloni Nautici - Credo che protagonista debba essere il Salone e non le logiche della politica cittadina incomprensibili alle aziende. Speriamo che il suo successo provochi il giusto imbarazzo a chi ha preso una decisione miope, considerando ancora di più che eravamo disposti a rendere disponibili fino al 50% delle aree per le eventuali esigenze legate al riposizionamento dello Yacht Club Italiano. Questa scelta ha la sola conseguenza di allontanare le imprese che per anni hanno creduto e investito su Genova facendone la capitale della nautica e che proprio ora erano disponibili a sostenere il progetto di un Salone permanente».
E Sara Armella, presidente della Fiera, rincara la dose: «È un'occasione persa per la città, per gli investimenti compiuti e per gli sviluppi occupazionali di questa iniziativa. Ricordo peraltro che nella gestione della nuova darsena si sarebbero dovuti ricollocare sei dipendenti di Fiera in esubero come previsto dall'accordo sottoscritto tra i sindacati e i nostri azionisti. La nostra proposta è perfettamente coerente con le diverse esigenze espresse, quali l'ampliamento delle riparazioni navali, la creazione di un polo della nautica sulla quale l'autorità portuale sta giustamente puntando e la ricollocazione dello Yacht Club Italiano. Non essendoci istanze concorrenti confido che le istituzioni riescano a trovare una sintesi utile allo sviluppo della città».
Hanno prodotto il massimo sforzo, gli organizzatori. Che questa mattina, incassato il colpo, e dopo il tradizionale rito dell'inaugurazione sulla grande terrazza del Padiglione blu - presente il ministro Maurizio Lupi - si sono calati nella realtà del prodotto-salone. Una realtà fatta di numeri che lasciano ben sperare: circa mille barche (con un centinaio di novità assolute), 750 espositori, i graditi ritorni della vela (+22% di scafi rispetto al 2013), e delle «piccole» con motore fuoribordo.
«Dovevamo dare un segnale di reazione a fronte delle difficoltà che il settore sta attraversando, e sono certo che difficilmente sarebbe stato possibile fare meglio», dice Massimo Perotti.
Dettagli non pervenuti. A Palazzo.
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