Cronache

Scuola nel guado. "Dopo il Covid ancora sommersi di problemi"

Riaprono le scuole e già riaffiorano problemi vecchi e nuovi, dai rincari energetici alla cronica difficoltà di gestire le risorse europee. Due anni di pandemia sembra abbiano insegnato ben poco

Scuola nel guado. "Dopo il Covid ancora sommersi di problemi"

È suonata la prima campanella per 7milioni di studenti. Via le mascherine, il distanziamento sociale e tutte le limitazioni che hanno scandito gli ultimi due anni e mezzo. L’entusiasmo c’è, ma all’orizzonte incombono problemi vecchi e nuovi, dall’austerity energetica alla mancanza cronica di docenti. La ventilazione meccanica? "È praticamente inesistente". Le risorse del Pnrr? "Il personale non è in grado di gestirle". È il bilancio non proprio incoraggiante tracciato da Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma.

Che anno sarà per gli studenti?

"Sicuramente più libero e spensierato di quelli passati. Gli alunni non saranno costretti a rispettare regole sanitarie stringenti, come mascherine e distanziamento sociale, che hanno ostacolato la socialità scolastica e il rapporto con i docenti".

La scuola è ripartita per davvero?

"Diciamo di sì, pur portandosi dietro una serie di disfunzioni ultradecennali: aule inadeguate, mancanza di docenti, turnover di supplenti, e un’offerta formativa che definirei imbalsamata, senza sport, né corsi di lingua e letteratura straniere, di musica, teatro, insomma senza tutte quelle attività che dovrebbero far parte del bagaglio culturale di un giovane al passo con i tempi".

L’impennata dei costi energetici la preoccupa?

"Eh sì, anche perché si riflette sul prezzo del materiale scolastico: libri, quaderni, penne, matite, zaini. I rincari sono alle stelle e gravano tutti sulle famiglie".

C’è anche il rialzo delle utenze. Ce la faranno gli enti locali a farsene carico?

"Sarà difficile far quadrare i conti. È chiaro che si dovranno fare dei tagli, ed il rischio è che si facciano proprio a discapito delle attività di manutenzione degli edifici scolastici. Sarebbe un errore gravissimo".

C’è il rischio che dalla dad sanitaria si passi a quella energetica?

"Spero di no, anche perché sinora ci è stato assicurato che non ci saranno ripercussioni in questo senso. Voglio sperare che a livello politico non si decida di sacrificare le scuole sull’altare del risparmio energetico. La dad non va demonizzata, ma deve essere adoperata cum grano salis".

In simili condizioni, è ancora ipotizzabile il ricorso all’apertura delle finestre per areare le classi?

"È più di una ipotesi. Nella circolare diramata dal Ministero della Salute alle scuole si raccomanda di arieggiare le classi ogni ora per cinque-dieci minuti. Tutto questo ovviamente implica una dispersione di calore che in tempi di risparmio energetico e rincari è una vera e propria follia. Senza contare il disagio per gli studenti: il consiglio che do alle famiglie è di fare una convenzione con qualche negozio di abbigliamento sportivo e di mandare i ragazzi in tenuta da sci".

Non sono state intraprese iniziative più serie?

"Lasci stare. Il Ministero ci ha suggerito di metterci in contatto con Arpa e Asl per effettuare un monitoraggio della qualità dell’aria delle aule. Lo abbiamo fatto. Vuole sapere cosa ci hanno risposto? Che non è di loro competenza. Questo la dice lunga sul livello di coordinamento delle istituzioni".

A impianti di ventilazione meccanica controllata come siamo messi?

"Sono praticamente inesistenti, anche perché hanno dei costi proibitivi: per installare un buon impianto ci vogliono 2-3mila euro a classe. Se considera che una scuola di piccole dimensioni ha minimo cinquanta locali, si rende conto di quanto ci vorrebbe per attrezzare tutti gli ambienti. È una cifra insostenibile per il portafoglio degli enti locali. In più c’è il problema della potenza elettrica, che aumenterebbe, e con essa il canone. È un cane che si morde la coda".

Sarete costretti a rispolverare i banchi della Azzolina?

"Non si butta via nulla, anche perché quei banchi sono costati più di tre volte il prezzo di quelli tradizionali. Comunque, attualmente, la maggior parte dei banchi in uso sono classici, quelli a rotelle sopravvivono perlopiù nei laboratori e nelle aule magne".

Le attese di trasformazione legate al Pnrr sono grandi. Lei ci crede?

"Gli stanziamenti sono consistenti, ma non abbiamo le risorse umane in grado di gestirli, il che è una contraddizione, è come un banchetto di nozze senza sposi. Il vero problema è lì: le segreterie scolastiche sono inadeguate, sia per il numero di impiegati che per le competenze. È una storia già vista con i bandi Pon che spesso non vengono sfruttati per mancanza e inefficienza degli apparati amministrativi".

Pensa che quest’anno iniziative come "carriere alias" e "toilette genderless" siano destinate a prendere piede?

"Non credo, dobbiamo talmente riprenderci dalle ferite di due anni e mezzo di Covid, che sarà bene dedicarsi agli elementi fondamentali della formazione".

Nei programmi elettorali dei partiti politici ci sono tante ricette per risollevare la scuola. Lei cosa propone?

"Sicuramente l’introduzione del curriculum flessibile alle medie, che potrebbe sanare le difficoltà di molti ragazzi che vanno male soprattutto in matematica e in educazione linguistica".

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