Se l’orto comunale fa scoppiare la polemica politica

A Oggiono, vicino a Lecco, fa discutere la delibera che assegna gli appezzamenti di terreno da coltivare solo ai residenti con cittadinanza italiana. Colpa della crisi, spiega l’amministrazione leghista

Dopo le regole “anti kebab” e i sindaci-sceriffi alle prese con panchine e rette scolastiche, un’altra ordinanza fa discutere per i criteri di selezione che escludono gli immigrati. Siamo a Oggiono, cittadina a due passi da Lecco, dove il sito del Comune accoglie i visitatori con un “Benvegnu a Ugionn”. Le nuove norme del sindaco, il leghista Roberto Ferrari, prevedono che solo i residenti con cittadinanza italiana possano chiedere di avere in gestione uno degli orti comunali. Gli appezzamenti di terra da coltivare si trovano nella zona della Sabina che scende verso il lago di Annone, in piena Brianza, e in passato andavano per lo più ai pensionati del posto. La crisi, spiegano a Oggiono, costringe l’amministrazione non solo a escludere gli immigrati che abitano in città dall’affidamento sociale degli orti, ma anche a diminuire le dimensioni dei giardini e ad aumentare il canone.

I candidati con il pollice verde dovranno essere appunto rigorosamente italiani. Un requisito che sta facendo discutere, ma che secondo l’assessore al Territorio Giovanna Valli, è necessario. Zappare la terra e coltivare verdura a Oggiono acquista così un significato politico inedito. Il vecchio regolamento, che risaliva al 1997, è stato abrogato e la giunta ne ha approvato uno nuovo. Gli orti più piccoli, al massimo 250 metri quadrati, permetteranno di soddisfare un maggior numero di richieste.

C’erano infatti lunghe liste d’attesa. Anche i giovani potranno concorrere, l’età dei richiedenti è stata abbassata a 25 anni. Sono stati aggiunti altri requisiti: oltre all’essere italiani, l’essere in regola con il pagamento dei tributi.

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