Oggi, forse per l'ultima volta, si riunisce una assemblea plenaria del Consiglio di Stato presieduta da un italiano.
Con il voto, che potrebbe sancire la legittimità dei direttori stranieri nei nostri musei, si apre la possibilità che ai ruoli apicali della funzione pubblica siano chiamati cittadini non italiani. Avremo magistrati e procuratori della Repubblica stranieri, e così questori, prefetti e ambasciatori, presidenti della Corte costituzionale, comandanti dei carabinieri. Un cinese ai servizi segreti. E poi passeremo a ogni altro ruolo apicale della funzione pubblica. E al mondo universitario, dove d'altra parte già si insegna nella lingua madre, l'inglese; e si scrive un italiano sempre più sgrammaticato. Anzi, l'italiano presto sarà la terza lingua.
L'Arte è italiana, ma è bene che i direttori non lo siano, chissà perché? E così anche i membri del Consiglio di Stato, e proprio il suo presidente, Alessandro Pajno. Al suo posto, un tedesco, rigido e austero. E, al posto del presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella, non lo stesso adeguatissimo Pajno, ma per esempio Fritz Bolkestein, afferrato mentre passa dalle parti di Palazzo Spada, dove sa che può posteggiare la sua Mercedes. E poi, perché no, tanto non sono funzioni di Stato, a dirigere i giornali, non Sallusti e Fontana, ma il collaudato direttore della Pravda e quello di Le Monde.
Severgnini potrebbe andare all'Economist; e al suo posto a Sette Anna Wintour, con la stessa frangetta, meno bianca. Per gli Uffizi va benissimo un tedesco. Ci stanno pensando anche in Francia. Per il Louvre è libero Franceschini.
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