I bambini di Bibbiano

"Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano"

ça Il ministro della Famiglia annuncia due nuovi protocolli per esaminare i casi sospetti pensati in modo che vadano avanti indipendentemente dal governo in carica

"Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano"

Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano? A distanza di due mesi dall’uscita degli inchiesta “Angeli e Demoni” della procura di Reggio Emilia e con l’ipotesi di un governo giallo-rosso che diventa ogni giorno meno utopica, è questa la domanda che in molti si pongono.

A sollevare il problema è stata anche Alessandra Locatelli. In un’intervista a La Verità, il ministro della Disabilità e della famiglia - che nelle ultime settimane ha seguito da vicino il caso degli affidi -ha ammesso: "È anche la mia preoccupazione che qualcuno si aspetti di insabbiare tutto ponendo l'accento su altre questioni politiche e smettendo di parlare dei casi di Bibbiano".

Più il tempo passa e più le segnalazioni di nuovi presunti casi di malgestione degli affidi dei minori continuano ad aumentare. Ma dagli esponenti del Partito Democratico, finito sotto accusa per la presenza di tre sindaci dem nel registro degli indagati, fin’ora nessuno si è occupato del caso per cercare di fare chiarezza e rendere giustizia alle famiglie vittime dello scandalo. Un silenzio, quello della sinistra di Zingaretti, che in molti non hanno accettato, insinuando che fosse una tattica per insabbiare la questione. Tanto che, negli ultimi mesi, in tutta Italia si è diffuso lo slogan “Parlateci Di Bibbiano” con le iniziali delle prime due parole che alludono allo stemma del partito. "Secondo me c' è qualcosa che non funziona e non riguarda solo l'amministrazione, ma anche la politica, che ha il dovere di vigilare - afferma il ministro Locatelli -. Per altro si nota che c' è una scarsa inclinazione a discutere di tutto questo. Quello che sta emergendo è che la popolazione vuole sapere qualcosa e chi è sul posto e se ne occupa direttamente tende a non parlarne".

In realtà il Pd dell’Emilia Romagna tempo fa ha istituito una commissione d’inchiesta proprio per fare chiarezza sul sistema finito sotto accusa, ma anche in quel caso non sono mancati segnali che facessero pensare che qualcuno voglia nascondere la sabbia sotto il tappeto. A dirigere la commissione regionale infatti, saranno il consigliere dem Giuseppe Boschini, affiancato da Igor Taruffi della Sinistra Italiana e Raffaella Sensoli, esponente del Movimento 5 Stelle. Finisce in panchina il centrodestra, che primo peraltro ha chiesto che fosse istituita una commissione per fare chiarezza sui fatti. Dunque sarà proprio il Pd a decidere come dirigere le indagini in cui sono coinvolti proprio alcuni dei loro uomini. E c’è chi non ci stà. "È ridicolo - dichiara la Locatelli a La Verità - il fatto di voler tenere fuori dall'ufficio di presidenza - che è quello principale, quello che ascolta e decide le audizioni da fare, quello traccia il percorso dell'indagine se così vogliamo chiamarla, anche se non avrà mai i poteri di una commissione parlamentare - una parte politica rilevante come quella di centrodestra e della Lega. Che ovviamente ha posizioni differenti e divergenti rispetto a quello che sta emergendo".

Il ministro, da tempo in prima linea nella battaglia a fianco dei genitori coinvolti nello scandalo, nei giorni scorsi aveva chiesto di incontrare Stefano Bonaccini, governatore Pd dell'Emilia Romagna. Ma anche a questo giro le risposte sono venute a mancare. "Bonaccini non ha risposto ancora alla mail che gli ho mandato. Non ha indicato una data per un incontro" - ha detto. Ma nonostante lo stallo del governo e la scarsa collaborazione da parte delle amministrazioni locali, il ministro della Lega ci tiene a sottolineare che il lavoro non termina qui. "Ricordo che io sto ancora lavorando, esattamente come tutti i miei colleghi, a partire da Matteo Salvini - ha specificato la Locatelli -. Lavoreremo fino all'ultimo secondo di durata del governo e ovviamente continueremo a lavorare anche dopo. Inoltre io sono già stata in Emilia Romagna. Ho promesso alle persone che ho incontrato lì che sarei ritornata, e che non avrei per niente al mondo lasciato calare il sipario su questa vicenda".

Riflettori accessi, senza se e senza ma, incalza il ministro, che accusa Bonaccini di dilungare i tempi in attesa di condizioni più convenienti: "Il presidente della Regione Emilia Romagna non sa con quale governo si deve confrontare? - si chiede - La sua mi sembra una grave mancanza di rispetto delle istituzioni. Il governo a cui fare riferimento, ora, è quello in carica. Sappiamo bene che l' Italia non può rimanere nemmeno un secondo senza un governo. Dunque è sempre chiaro quali siano le figure istituzionali di riferimento. Non è che può aspettare l' arrivo di una parte politica più vicina alle sue idee…"

Intanto, in attesa di risposte, la Locatelli svela numeri allarmanti: 179 segnalazioni in solo un mese da parte di genitori, avvocati e associazioni per denunciare presunti casi gemelli a quelli di Bibbiano. A questi vanno aggiunte tutte le denuncie che “arrivano al Dipartimento famiglia e tramite social network e altri canali”, spiega.

Un campanello d’allarme a cui la Lega ha deciso di dare ascolto. “Abbiamo appena realizzato due protocolli. Uno con il ministero dell'Interno e uno direttamente con i carabinieri. Saranno attivati due tavoli per la valutazione diretta di tutti i casi che ci sono stati segnalati. Tutte le segnalazioni verranno gestite da personale competente, preparato e professionale. I casi esaminati verranno passati o alla Procura - se risulterà che ci sono aspetti poco chiari - oppure alle Prefetture competenti, come abbiamo già fatto per alcuni casi molto urgenti, in modo da dare risposte immediate. Quanto al tavolo con i carabinieri, è già fissata la prima convocazione per il 12 di settembre. Saranno presenti agenti dell'Arma specializzati in casi di gestione dei minori. Saranno ovviamente i carabinieri a stabilire come procedere per ogni caso, ma sembra confrontandosi con il Dipartimento famiglia". Protocolli pensati tenendo conto anche del destino incerto della dirigenza del Paese e "studiati - spiega la Locatelli - in modo che possano continuare a essere attivi ed efficienti in qualsiasi condizione. Il Dipartimento famiglia e l' arma dei Carabinieri continueranno a fare il loro lavoro e a valutare le mail che arrivano con le varie segnalazioni indipendentemente da tutto quello che succederà a livello politico".

Ma nonostante le iniziative indipendenti il problema rimane. Di fatto, a poter scavare a fondo sul presunto "business del bambini" è solo la politica, in grado, se vuole, di decidere per evenutali riforme sul sitema degli affidi in Italia.

Il silenzio assordante dello stesso Pd di nuovo in corsa per la guida del Paese, in questi termini non farebbe ben sperare.

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