Ma si può governare un Paese «salvo intese»?
Ogni Consiglio dei ministri - anche quello di ieri - si conclude con annunci roboanti e una piccola, nascosta, postilla: «salvo intese». Che tradotto significa: non abbiamo deciso nulla, non siamo d'accordo su niente, ma qualche cosa dovremo pur dire agli italiani.
A questa sceneggiata partecipa anche Matteo Renzi, l'uomo che voleva cambiare la storia del Paese e che si ritrova a fare il Gianburrasca del governo con il suo partitino che fatica a decollare, e che forse per questo minaccia fuoco e fiamme ma poi piega la testa al momento decisivo pur di tenere in piedi il baraccone di Conte ed evitare le urne.
Ma non è questo che ci interessa, sono affari suoi. Rilevo però che l'uomo non so se perde il pelo, sicuramente non il vizio di arroganza che gli è valso l'appellativo - da noi mai usato - di bullo. Nei giorni scorsi ci è pervenuta una sua querela, non so per quale fatto perché lo scopriremo solo strada facendo. La cosa non ci spaventa, fa parte del nostro lavoro, ma ci delude profondamente. Non pretendiamo nessuna corsia preferenziale, né tanto meno licenze di diffamare. Avremmo però preferito ricevere prima una telefonata o una richiesta di chiarimento, di replica o rettifica perché così si fa tra galantuomini. Questo perché noi con lui galantuomini lo siamo sempre stati, soprattutto nei momenti per lui più difficili, quando da premier venne vigliaccamente messo in croce con l'inchiesta - poi rivelatasi una bufala - su suo padre. Aveva tutti contro, soprattutto quelli del suo partito che non lo amavano, e noi a difenderlo non perché ci era simpatico ma perché la cosa puzzava a un chilometro di schifezza. Io stesso mi esposi più volte in tv, tra lo stupore dei suoi compagni infedeli e dei miei lettori, in sua difesa. Non «salvo intese», ma convintamente.
I fatti ci hanno dato ragione e sono contento per lui e per suo padre. Non chiedo per questo neppure un «grazie», dico solo che mi sarebbe piaciuto essere ricambiato con altrettanta attenzione, quantomeno formale. Niente, lui manda avanti l'avvocato e chiede soldi.
Tutto questo è triste, non per i soldi (se proprio ha bisogno di spicci me li chieda e mi mandi l'Iban - signor ex premier - e le faccio io una donazione volontaria), ma perché è il metodo dei furbetti e degli estorsori, non degli aspiranti statisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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