Se lo Sporting Locri chiude per troppa dignità

Minacce contro la squadra femminile. Il presidente: "Io sono pronto a cedere gratuitamente la proprietà della squadra a chi ne voglia avere cura. I conti, del resto, sono a posto"

Se lo Sporting Locri chiude per troppa dignità

Balordi in cerca di pubblicità? Sportivi invidiosi della bravura delle calciatrici? La ‘ndrangheta? Quello che sta accadendo a Locri, la città più antica della Magna Grecia, prima colonia ellenica sul territorio italiano e madre di tutte le colonie, è sicuramente molto strano e anomalo.

Chi mai potrebbe avere interesse a spegnere l’entusiasmo e la carriera di un gruppo di ragazze che, contrariamente a quanto si possa immaginare dell’estremo sud, hanno scelto lo sport più maschile per tenersi in forma e collezionare soddisfazioni e vittorie? Fatto sta, che, in questi giorni di festa, il presidente della loro squadra ha ricevuto l’ennesimo avvertimento, questa volta fin troppo esplicito e oltremodo scandaloso, attaccato al finestrino della sua auto.

Il biglietto, infatti, che lo ha convinto a ritirare la squadra dal campionato recita, più o meno così "Forse non siamo stati chiari… Lo sporting Locri va chiuso… ma in questo posto chi siede solitamente?..." la sua bambina. Sul seggiolone, come per legge. Ferdinando Armeni, dunque, ricevendo quest’ultima esplicita minaccia non ci ha pensato due volte "dopotutto è un gioco". E, quindi, non vale la pena di rischiare. "Io sono pronto a cedere gratuitamente la proprietà della squadra a chi ne voglia avere cura. I conti, del resto, sono a posto".

Locri, nella figura del proprio sindaco, Giovanni Calabrese, a piegare la testa non ci sta. E, se l’imprenditore non se la sente più, sarà proprio l’amministrazione comunale a portare avanti l’impegno con tutto il team sportivo e con i sostenitori e i tifosi. A dirla tutta, Locri non aveva necessità di questa ennesima bastonata mediatica. La stampa, di carta, di immagine e di voce è arrivata al galoppo. Perché Locri fa notizia. Da sempre. In questa particolare occasione, però, i dubbi sul mittente restano senza risposta.

È possibile che la ‘ndrangheta, impegnata sullo scacchiere economico e malandrino dell’intero pianeta, a detta di tutti occupata nei commerci di armi, stupefacenti, e carne umana si interessi in maniera così insistente e determinata di una piccola equipe sportiva femminile che non solo non fa danno, ma da lustro alla cittadina ionica calabrese? Non è necessario scomodare, probabilmente, nemmeno uno dei grandi studiosi del malaffare organizzato. Il sindaco stesso, intervistato, risponde "la ‘ndrangheta non manda lettere, preferisce spedire proiettili". E il sindaco non sbaglia. Forse.

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