Politica economica

Serve discontinuità

Siamo di fronte al rischio molto concreto, tutt'altro che improbabile che l'auspicato taglio del cuneo fiscale, alla fine, risulti assai contenuto

Serve discontinuità

Siamo di fronte al rischio molto concreto, tutt'altro che improbabile che l'auspicato taglio del cuneo fiscale, alla fine, risulti assai contenuto. Pare che l'intervento a riduzione delle imposte, così da aiutare lavoratori e imprese, possa essere di un'entità modesta, dal momento che l'esecutivo sembra non trovare risorse adeguate. Non è facile in queste condizioni dare segnali di discontinuità, con il rischio che la vita quotidiana sia sempre più cara, dissanguata dall'aumento dei prezzi, dai debiti e perfino dalla «politica delle multe» a cui la maggior parte delle amministrazioni comunali ricorre per fare cassa. Queste sanzioni saranno più salate perché legate per legge all'inflazione. È una prigione di costi che andrebbe spezzata.

Come sempre, si tratta di vedere quali sono le priorità. Se questa maggioranza vedrà nella riduzione delle tasse la via maestra per ripristinare un po' di diritto e buonsenso (dando anche respiro all'economia produttiva), le risorse salteranno fuori. La sensazione, però, è che quanti sono schierati con lo status quo stiano prevalendo rispetto ai riformatori: a quanti vorrebbero liberare le forze del mercato, così da offrire migliori opportunità allo sviluppo del sistema produttivo nel suo insieme. Alla fine, la montagna potrebbe partorire un topolino.

In fondo, è quello che si temeva. Negli anni, attorno alla spesa pubblica, s'è costruito un intrico di interessi e ideologie che rende difficile una svolta. Ogni tentativo di ridurre aiuti e sussidi (lo si è visto anche con i bonus) solleva una resistenza quasi irresistibile. E se in difesa di ogni voce di spesa sono pronti a schierarsi come un sol uomo tutti i beneficiari (molto bene organizzati), quanti pagano il conto sono dispersi, disuniti e spesso incapaci di fare sentire la loro voce. Per giunta ognuno di noi è talvolta avvantaggiato e talvolta penalizzato dallo Stato, ma è assai più facile che agisca a difesa dei propri privilegi che contro quelli degli altri.

Non a caso, perfino in tema di reddito di cittadinanza è difficile che si abbia un vero cambiamento. Non soltanto è irrealistico attendersi che esso venga abolito, ma neppure è facile che venga seriamente riformato (ad esempio, riservandolo unicamente a quanti non sono effettivamente in grado di lavorare). Pure in tale circostanza, insomma, sembra prevalere un partito trasversale che, purtroppo, non include soltanto i Cinquestelle di Conte e il Pd, ma pure qualche settore del centrodestra.

Nonostante ciò, stavolta vi è l'opportunità perché le promesse elettorali siano mantenute. Il governo se lo vuole può compiere una svolta coraggiosa e, per certi aspetti, epocale. Ridimensionare il cuneo fiscale significherebbe scommettere sui giovani, su chi produce e si mette al servizio degli altri, sulle imprese esistenti e su quelle che potrebbero emergere grazie a simili tagli delle imposte.

È davvero un'occasione da non sprecare.

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