
L'antifascismo non impegna e va con tutto. E così il direttore creativo di Valentino, lo stilista Alessandro Michele uno che è stato comunista finché non è diventato ricco l'altro giorno a Parigi ha aperto la sfilata della sua nuova collezione Primavera/Estate con un testo di Pier Paolo Pasolini sulla scomparsa delle lucciole. Letto da Pamela Anderson. Dall'Idroscalo di Ostia a Baywatch. Per Michele, "La resistenza al fascismo ai tempi di Pasolini ci insegna a risvegliare lo sguardo in questi anni difficili". Titolo della corrispondenza da Parigi di Repubblica: "La poesia per resistere al buio del fascismo".
Atmosfere dark, lucine, outfit, piume, ventagli d'oro e giacche in seta color clementina. Pier Paolo sarebbe inorridito.
Ci mancava l'antifascismo che s'infila anche dentro gli shorts e i tailleur bon ton. Boia chi molla il défilé.
Insomma, mentre a Roma i poliziotti venivano aggrediti dall'ala violenta dei ProPal, a Parigi la sfilata di Valentino si apriva citando il poeta. E non vogliamo sapere dalla parte di chi starebbe oggi Pasolini. Di certo la Sinistra da un pezzo non si siede più brechtianamente "dalla parte del torto". Ma dal lato giusto della passerella.
Comunque è strano.
A noi avevano insegnato che Pasolini al quale look e fashion facevano schifo - non usava le lucciole come atto di resistenza al fascismo. Semmai come metafora della sparizione della civiltà contadina travolta dalla società industriale.Domanda. Ma quand'è che l'antifascismo non andrà più di moda?