Siamo tutti quell'ultima bottega del paese

Siamo tutti quell'ultima bottega del paese

Podenzoi è un pugno di case e un campanile. La chiesa più piccola è dedicata alle vittime del Vajont. È una frazione di Longarone, «là dove il Cadore, dopo tante convulsioni di valloni e di picchi, apre finalmente la bocca sulla pianura e le montagne per l'ultima volta si rinserrano le une alle altre». Sono le terre di Buzzati, dove sotto scorre il Piave e se alzi lo sguardo ci sono le Dolomiti.

A Podenzoi vivono meno di 500 persone. Sono di più quelli che ci passano all'inizio di autunno o in primavera per scalare la falesia bianca e ripida. È un buon posto per arrampicarsi a mani nude o perdersi nei sentieri di montagna. Il punto di ritrovo era spesso un negozio alimentare, dove comprare pane e companatico. Ora non c'è più. Vincenzo e Laura Sacchet si sono arresi. Hanno ringraziato tutti i clienti con un cartello lasciato lì sulla porta. Troppo stanchi, troppi anni a resistere controvento, a fare i conti con la fatica, le tasse, la burocrazia e un paese che giorno dopo giorno si spegne. I motivi per cui un commerciante chiude e dice basta sono tanti. Se ci ragioni con calma sai che non ne vale la pena. Poi un giorno ti dicono che c'è una nuova legge e ti tocca mettere un registratore di cassa telematico e pensi che sia meglio scrivere la parola fine. Non è per sfuggire al fisco. Cosa vuoi evadere a Podenzoi? Ci devi vivere per capire che il problema non è quello. È che non sai proprio come fare a diventare «telematico».

Lo Stato avrà le sue ragioni, ma spesso non fa i conti con la realtà. Il registratore di cassa va connesso direttamente con l'Agenzia delle entrate. In teoria servirebbe a snellire la burocrazia. Niente più registri e carte e scontrini. Il fisco ti è amico, ti controlla direttamente a casa tua, nel tuo negozio. Il fisco però non conosce Podenzoi e forse neppure Longarone. Non sa per esempio che quassù, a quasi ottocento metri sul livello del mare e un pugno di case, per collegarti con l'Agenzia delle entrate devi arrampicarti a mani nude. Non c'è la fibra ottica. La connessione va a criceti. Il registratore costa mille euro e se va bene te ne rimborsano duecentocinquanta. Il problema, però, non è neppure quello. È sopravvivere a questo marchingegno che si blocca, si perde e va in singhiozzo. Allora ti tocca cercare un tecnico, che non arriva e se arriva si fa pagare caro. È sentirsi presi un po' in giro da un'Italia che vuole un fisco in rete, ma si è dimenticata di portarla ovunque questa rete.

Ora si può dire: chi se ne frega di un negozio che chiude. È roba privata. Invece no. In questi paesini è un servizio pubblico. È il posto dove trovi tutto quello che ti serve per tirare avanti. Ti portano la pasta e il pane a casa. È spesso l'unica possibilità per una comunità di anziani per restare indipendente. Quando chiude l'ultimo ti senti isolato, dimenticato, abbandonato.

Sono 200 in Italia i paesi senza un alimentari o un bar. Adesso si parla delle Dolomiti, ma è una questione che riguarda ancora di più il lungo deserto che sta diventando l'Appennino. È il dramma dei paesi che stanno morendo. In questa penisola dove non c'è posto ci si ritrova a fare i conti con una miriade di borghi sempre più vuoti.

L'Uncem, l'Unione dei comuni di montagna, aveva chiesto al governo di rinviare l'obbligo di scontrino elettronico per i piccoli comuni. Nessuna risposta. Troppo fragili per contare qualcosa. Il rischio è favorire ancora di più la desertificazione commerciale. Ci vorrebbe per chi vive e lavora in montagna un regime fiscale diverso, una sorta di incentivo a tornare.

Ma cosa ne sa lo Stato? C'è un solco profondo tra la burocrazia e la realtà.

L'ordine è collegare tutti i negozi alla rete del fisco. Ma qui non c'è internet. Ah, non c'è? Affari vostri. Per lo Stato siete tutti presunti evasori.

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