Cronache

Sisma, gli islamici si rimboccano le maniche E i cinesi non rinunciano a fare affari

Maghrebini e pakistani organizzano campi e mense. Mentre i bar degli orientali sono i soli rimasti aperti

Sisma, gli islamici si rimboccano le maniche  E i cinesi non rinunciano a fare affari

Molti di loro vivono in case fatiscenti già profondamente precarie. Il sisma non ha fatto altro che aggravare la situazione, aggiungendo crepe su crepe. Sono le migliaia di cittadini extracomuni­tari, la maggior parte provenienti dal Ma­ghreb e dal Pakistan che da due giorni so­no senza un tetto. Per loro è arrivata in soccorso anche la rete dei connazionali riuniti nelle associazioni di immigrati islamici che si sono radicate sul territo­rio. Il rischio principale per loro, giunti in Italia da poco e poveri di una rete di cono­scenze e di parentele in grado di offrire un letto immediato, è quello di sentirsi sradicati dalla terra che li ha accolti e che ora, in alcuni casi, non potrà tornare ad offrire un lavoro. È anche per questo che nelle ore immediatamente successive al sisma, i musulmani dell’Emilia che fan­no capo alla Confederazione islamica ita­liana si sono coordinati e sono scesi in campo per portare aiuti e fornire assi­stenza ai terremotati. A coordinare i soc­corsi è il presidente della Confederazio­ne islamica italiana, Wahid al-Fihr che parla di circa 10mila cittadini di origine musulmana coinvolti. Lo spirito di soli­darietà tipico di queste zone ha contagia­to dunque anche la nutrita e frastagliata comunità di pakistani e nord africani che vive tra le province di Modena e Ferrara, ma anche quella di Reggio Emilia, visto che nel comune di Reggiolo, che confina con la bassa modenese sono già 11 gli sfol­lati. Tra loro anche intere famiglie, una delle quali con un figlio disabile, che ha chiesto aiuto al sindaco per trovare una sistemazione.

La catena di solidarietà della comuni­tà islamica ha portato all’allestimento di diverse tende da campo che ospitano 150 persone ognuna. «Solo a Cento di Fer­rara sono 500 le persone che abbiamo as­sistito » ha spiegato al-Fihr che ha coordi­nato i volontari a Crevalcore (in provin­cia di Bologna), Cento di Ferrara (Ferra­ra), Campo Santo (Modena), Finale Emi­lia (Modena) e Malalbergo (Bologna), i quali hanno portato cibo in particolare a Campo Santo dove è stata aperta una cu­cina da campo. «Nei prossimi giorni poi le tende da campo verranno rifornite an­che di carne halal (carne macellata se­condo il rituale islamico, ndr ) per i fedeli sfollati».

Anche la comunità musulma­na dunque inizia a conta­re le perdite della tragedia. La fa­miglia del gio­vane operaio marocchino morto sotto le mace­ri­e della fabbrica chi­mica la «Ursa» di Bondeno, nel Ferrarese, è stata visitata da al-Fihr insieme al console generale del Marocco di Bologna, Driss Rochdi. «Ci occuperemo noi delle ono­ranze funebri del giovane marocchino ­ha spiegato - la cui salma sarà trasferita in Marocco con l’aiuto del Consolato e del ministero per gli Emigrati di Rabat».

Ma ci sono da contare anche i danni agli edifici di cul­to. La moschea di Mi­randola, nella Bassa

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