Cronache

Il sistema Riace per avere voti: lavoro in cambio dei consensi

Il sindaco Lucano non aveva bisogno solo di soldi per l'accoglienza. Ma anche di aiuto per continuare a "regnare"

Il sistema Riace per avere voti: lavoro in cambio dei consensi

Mimmo Lucano non aveva solo bisogno di soldi, ma anche di voti. Tanti voti. Voti che gli avrebbero permesso di continuare a regnare per tanti anni nella piccola Riace. Un consenso necessario per portare avanti il “modello” di accoglienza divenuto famoso nel mondo. Un “modello” che, a lungo andare, gli si è rivolto contro, mettendolo con le spalle al muro. Secondo l’accusa, Mimmo Lucano detto “U’Curdu”, dava lavoro in cambio di voti. Peccato, però, che i dipendenti delle varie associazioni che gestivano gli Sprar e i Cas non si presentavano sul posto di lavoro. Sapevano di avere il coltello dalla parte del manico. Lucano era ricattabile. “Parli? Mi obblighi a lavorare? E allora non ti voto”. Era questa la paura di “Mimì”, che contava ogni singolo voto. “Emerge in maniera lampante che Lucano ha creato posti di lavoro solo per sostenere economicamente gli immigrati e dare opportunità̀ lavorative a soggetti di Riace a lui vicini politicamente", scrivono gli inquirenti che lo intercettano.

È il 10 luglio del 2017, sono le 8.39 del mattino e Mimmo Lucano si lamenta del personale con la sua collaboratrice, Cosimina Ierinò, e le dice “ci sono almeno 50 persone pagate che non fanno nulla... ci conviene a tutti chiudere, perché́ devo lottare in questo modo? ... in un modo disperato, se continuano ... qua ognuno fanno i cazzi loro, perché́ questa cosa, perché́? ... Perché́ devo essere schiavo delle persone? ... Perché́ devo essere uno schiavo? ... ma io come devo fare? ... devo chiedere l'elemosina quando siete tutti quanti pagati! (bestemmia) ... ma cose da pazzi! ... sono talmente amareggiato che ... gli ho detto di togliere la pianta da là e non l'hanno tolta e là è uno schifo, tutte queste persone pagate, ma che cazzo servono qua?”. Il sistema di accoglienza messo in piedi da Lucano gli si ritorce contro. Un sistema che viaggia come una macchina che cammina a tutta velocità senza mai fermarsi. Una macchina pronta a travolgerlo.

I soldi per l’accoglienza tardavano ad arrivare e i dipendenti, pagati per non lavorare, si lamentavano e, “U’Curdu”, si sfogava: “Si presenta qua (riferito ad una dipendente ndr) e ora vuole pure pagato il mese che non è stata neanche un giorno al lavoro... è stata in Germania per i cazzi suoi, poi quando arriva settembre-ottobre gliela dò io la risposta, poi può votare per chi cazzo vuole, può parlare male, può fare quello che cazzo vuole!” E confessa senza mezzi termini (ascolta l'intercettazione): “...la politica mi tiene a me, sennò un minuto ci stavo a mandare a casa, la politica di merda mi tiene, non pensare, ma lo sanno loro... a me che cazzo mi dà Angela me ne fotto di lei, la politica mi tiene se vuoi che te lo dica chiaro e tondo, la politica”. Addirittura “Lucano medita il licenziamento di alcuni dipendenti - come Angela - che non avrebbero portato alcun voto”.

Ma Lucano, pur di continuare a fare il sindaco, faceva finta di non vedere. Si tappava le orecchie e si copriva gli occhi. Sapeva, da quello che leggiamo tra le carte che, alcune associazioni presenti a Riace, si intascavano i soldi pubblici destinati ai migranti. Migranti sul piede di guerra proprio perché mancavano quei soldi, soldi che qualcuno si era messo in tasca come conferma lo stesso Lucano in una intercettazione del 2 settembre del 2017. Riferito alla presidente dell’Associazione Girasole, Maria Taverniti, Lucano dice: “...ti spiego perché approfitta, perché sa che mi servono i voti per mandare avanti la baracca altrimenti la mandavo a fare in culo e la cacciavo dalla Sprar...”. La sua fida Cosimina nella stessa intercettazione afferma che i membri della cooperativa Girasole hanno distratto una grossa somma dei fondi del 2016. “... i soldi del 2016 loro se li sono fregati e non lo hanno chiuso il 2016, quindi hanno dovuto pagare le lacune del 2016, ecco perché̀ non si troveranno più̀, perché quando gli è arrivato l’80% (dei finanziamenti ndr) del 2016 se ne sono messi una parte in tasca e non li hanno pagati ed ora devono pagare mesi arretrati del 2016. Ancora non hanno chiuso il 2016, possono chiudere il 2017? ...”. Sostiene il braccio destro di Lucano.

Dunque, “Mimì” il buono, sapeva, era a conoscenza che qualcuno tra i suoi “amici” distraeva i soldi dell’accoglienza a discapito dei migranti. Ma “U’Curdu” taceva. Faceva finta di nulla pur di essere nuovamente eletto.

Un silenzio complice, che ha permesso a molti (secondo l’accusa) di lucrare sulla pelle dei migranti.

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