Sorpresa al Sant'Orsola, ortopedico opera insieme al medico che l'ha trapiantato

Un anno fa l'uomo aveva ricevuto un rene nuovo da suo padre, affetto da epatite C. Il virus era stato completamente tolto all'anziano, prima del trapianto al figlio

Sorpresa al Sant'Orsola, ortopedico opera insieme al medico che l'ha trapiantato

Si è ritrovato in sala operatoria un collega che era stato suo paziente per un trapianto speciale. Un anno prima aveva infatti ricevuto un rene nuovo da suo padre, un uomo di 80 anni. L’anziano era affetto da epatite C ma il virus gli è stato tolto completamente prima del trapianto al figlio. È successo al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. La storia ha per protagonisti il chirurgo Matteo Ravaioli del dipartimento di Chirurgia dei trapianti del nosocomio e l’ortopedico Stefano Bandiera, che lavora all’istituto Rizzoli. Quest’ultimo come detto ha ricevuto il rene sano da suo padre.

Ravaioli spiega che si tratta di un caso inedito ed è il primo in Italia. Il medico ha sottolineato che il suo collega non ha sviluppato un’infezione virale. Come riporta il Corriere di Bologna, Ravaioli evidenzia che è “un’operazione impensabile fino a qualche anno fa e oggi resa possibile dai nuovi farmaci che curano l’epatite e dal lavorare in un’equipe di professionisti - prosegue -. A livello internazionale si sta già sperimentando il trapianto di un rene malato per poi curare l’epatite C in chi lo riceve, e lo faremo anche noi”. I due si sono quindi ritrovati pochi giorni fa in sala operatoria perché Bandiera era stato chiamato per una consulenza. E oggi l’ortopedico si trova alle Maldive per festeggiare un anno dal trapianto. Sia lui che suo padre stanno bene.

Una bella storia che testimonia l’operato del Sant’Orsola. Quest’anno il policlinico bolognese porterà a termine 120 trapianti di rene e a tal proposito sono 117 gli interventi realizzati fino ad oggi. Insieme a Padova e Torino, il nosocomio emiliano è tra i centri italiani che offrono le migliori prestazioni. Secondo le proiezioni del Sant’Orsola, il 2019 si chiuderà con un incremento del 23% dei trapianti di rene ed è stato superato il record di 109 trapianti eseguiti nel 2015. Risultati soddisfacenti anche per il trapianto da donatori viventi, che sono stati il 20% del totale, una percentuale che supera la media nazionale del 15%.

"Il trapianto da donatore vivente - spiega una nota del Policlinico - rappresenta la soluzione migliore possibile in quanto i pazienti possono ricevere il

trapianto senza dovere aspettare il donatore compatibile ed eseguire il trapianto in modo programmato. Inoltre l'organo funzionerà mediamente meglio e più a lungo rispetto a quello trapiantato da donatore deceduto".

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