Sparò al ladro, per i giudici è innocente ma il Tar gli toglie l'arma

I giudici del Tar di Milano hanno rigettato il ricorso di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio D’Adda che nel 2015 colpì e uccise con un colpo d’arma da fuoco un ladro albanese: anche se innocente non potrà usare la pistola

Sparò al ladro, per i giudici è innocente ma il Tar gli toglie l'arma

Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio D’Adda che nel 2015 colpì e uccise con un colpo d’arma da fuoco un ladro albanese, non potrà più riappropriarsi della sua pistola.

È la decisione del Tar di Milano, che ha rigettato il ricorso del sessantanovenne contro la decisione della prefettura del capoluogo lombardo che dopo la sparatoria gli vietava di detenere “armi, munizioni ed esplosivi”. Diverso, invece, il pronunciamento nei confronti del figlio che abita al primo piano della villa di famiglia, oggetto dello stesso divieto come “convivente”, che invece ha ottenuto il via libera da parte dei giudici perché residente in una “distinta unità abitativa”.

Sicignano fu indagato per omicidio volontario dopo aver centrato con la sua Colt 38 Gjergi Gjoni, un malvivente albanese, mentre cercava di intrufolarsi nella sua cucina. L’accusa, come ricorda Il Giorno, fu archiviata alla fine del 2017 dopo che l’esito delle perizie confermò come l’uomo avesse agito per legittima difesa. La pistola fu così dissequestrata ma Sicignano ora non può più usarla perché, anche a distanza, di anni secondo i giudici a contare sono “la situazione di fatto e del quadro normativo di riferimento esistenti al tempo di emanazione del provvedimento”.

Il pensionato potrà comunque fare nuovamente richiesta per il porto d’armi. “È naturale che se uno ti aggredisce in casa tua, ti difendi, e non è ammissibile che poi il ladro ti chieda anche il risarcimento del danno”, aveva detto qualche giorno fa proprio Francesco Sicignano, sentito dall’Adnkronos, commentando la sentenza d’appello con la quale è stato condannato a quattro anni e 11 mesi Walter Onichini, che sparò ad un ladro che si era introdotto nella sua casa di Legnaro, in provincia di Padova, per tentare di rubargli l'auto.

“Ce la prendiamo con

i magistrati, ma loro non fanno che applicare le leggi che fanno i politici”, aveva spiegato, sottolineando la necessità di “una riforma della Costituzione, in cui ci siano pene più severe per la violazione di domicilio”.

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