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Staino, insultava Renzi e ora dirige l'"Unità"

Il nuovo direttore dell'Unità renziana si chiama Sergio Staino

Staino, insultava Renzi e ora dirige l'"Unità"

Il nuovo direttore dell'Unità renziana si chiama Sergio Staino. Il fumettista di Piancastagnaio, inventore di Bobo, 76 anni all'anagrafe, dai girotondi con Sabina Guzzanti e Marco Travaglio è planato alla guida del giornale fondato da Antonio Gramsci. A Repubblica il direttore in pectore dichiara: «Non voglio un giornale sdraiato sul governo, ne voglio uno che parli a tutta la sinistra». Eppure, ricorda qualcuno, soltanto un mese fa dalle colonne del Corriere ammoniva i Cuperlo e i Fassina: «Avessero fatto così negli anni Cinquanta, con Togliatti, sarebbero già in Siberia». L'ufficializzazione del cambio di guardia con Erasmo d'Angelis è segnata da una vignetta comparsa sull'edizione di ieri: un professore occhialuto spiega a una giovane allieva che Grillo porta a Farage che porta a Trump che porta, tenetevi forte, alla svastica nazista. Un'analisi a dir poco ardita e, soprattutto, quanto in sintonia con il nuovo corso renziano? Del resto, l'Unità non è una bocciofila culturale o un pensatoio per intellò, è il giornale politico del partito di governo. Detta una linea, o almeno dovrebbe provarci. E se la linea è agitare lo spettro neonazista contro le neosindache dal volto rassicurante Virginia Raggi e Chiara Appendino Renzi non può dormire sonni tranquilli. Basterebbe imparare dagli errori del passato: per anni la sinistra tradizionale ha dipinto Berlusconi come un Duce redivivo, e più tirava in ballo Mussolini e il rischio di «democrazia autoritaria» (le stesse critiche rinfacciate oggi a Renzi) più gli italiani votavano il Cav. Che ora Staino voglia paragonare i milioni d'italiani elettori dei Cinque stelle a un esercito di nostalgici nazisti o neofiti del Mein Kampf fa sorridere. Come se non bastasse, proprio ieri Dagospia ripesca un video del 12 marzo 2014 in cui Staino, ospite di La7, racconta un goloso aneddoto sul presidente del Consiglio, «un politico quasi da prima Repubblica»: «Era stato appena eletto sindaco, mi chiama una signora, Anna Benedetti, che organizza a Firenze incontri letterari molto importanti. Mi chiama in lacrime e mi dice: ho saputo che il nuovo sindaco vuole tagliarmi i fondi. Io mi meraviglio molto e mando un sms a Renzi dicendogli che, qualora la notizia fosse stata vera, mi sembrava un grosso errore. A differenza di quanto avvenuto nei miei precedenti sessant'anni, mai una risposta rapida da un dirigente, di solito si glissava su tutto, dopo cinque secondi mi arriva un sms informale di Renzi che mi dice: ti sei bevuto il cervello. Considero la Benedetti e i suoi incontri una delle cose più belle. Stai tranquillo. Che cambiamento positivo, penso io. Mi ha scritto persino un sms, una prova tangibile. Passano due mesi e lui taglia i fondi alla signora». Un Renzi Pinocchio che promette e non mantiene. Chissà se la direzione dell'Unità avrà rimarginato la ferita per il sussidio comunale negato. Nel frattempo cresce l'attesa per la prossima vignetta, magari con Cuperlo in una camera a gas?

Annalisa Chirico

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